Brugnaro sindaco e tifoso: “Questo Venezia è una grande realtà”

Il primo cittadino parla della squadra della città lagunare matricola in Serie A: “Che intuizione prendere cartellini di giovani talenti, senza fare le ruote di scorta alle big. Il progetto è solido”

Dal nostro inviato Fabio Bianchi

3 dicembre – Venezia

Luigi Brugnaro è al secondo mandato da sindaco di Venezia. È il proprietario della Reyer di basket. È stato presidente, tra l’altro, di Confindustria Veneto. Tutto si può dire meno che non sia radicato nella regione.

Brugnaro, la rinascita dello sport a Venezia è cominciata con lei: la sua Reyer ha vinto 2 scudetti, una Fiba Europe Cup e una Coppa Italia. Mosse vincenti?

“Solo la passione per lo sport e per i giovani. Ai tempi di Cavour nel nord ovest si privilegiava la competizione, invece nel nord est – penso alla Triestina – c’era un’idea pedagogica dello sport. Sono fedele alla linea. Lo sport tiene i giovani lontano dal divano. Poi in campo si lotta per vincere, ma la cosa importante è imparare a rialzarsi quando si perde. Lo sport professionistico serve per creare un movimento giovanile importante, che sia basket o calcio”.

Il Venezia rientra in questa filosofia. Ed è tornato il grande calcio. Che effetto le fa?

“Considerando che sono il sindaco un gran bell’effetto. Ho cercato di aiutare questa proprietà nel miglior modo possibile. Perché c’è gente in gamba, Niederauer in primis, c’è una struttura di altissimo livello e non parlo solamente del tecnico Zanetti a cui vanno fatti i complimenti. Il Venezia è in linea con quello che stiamo facendo nello sport. Sono orgoglioso che sia diventato un caso da segnalare”.

Venezia cosmopolita, come la città. Un bene o un male?

“Il presidente ha avuto una bella intuizione: prendere cartellini di talenti, senza fare le ruote di scorta delle grandi società. Sull’esempio di Recoba ai tempi di Zamparini. L’aver importato giocatori da tutto il mondo è molto interessante e stanno facendo un gran progetto sulle giovanili. Lo schema è giusto, c’è molta umiltà nel loro lavoro. Squadra coraggiosa, speriamo sia anche fortunata”.

Il calcio per lei è….

“Da ragazzo giocavo a fino a sera, nei cortili e nei campetti. Per me è uno degli sport più belli, con il basket e il tennis. E mi piacciono anche gli sport con le persone diversamente abili che lottano di fronte a difficoltà. Sono impressionato dal loro carattere. Sono cresciuto con il pallone, quando posso vado allo stadio. Sono tifoso del Milan, da piccolo giocavo con la maglietta rossonera. Non mi perderò la partita di ritorno, ma tiferò Venezia…”.

Il Comune ha appena deliberato la concessione per 40 anni al Venezia della zona del Taliercio, dove sta nascendo il centro sportivo. Segno che la città crede nel progetto di Niederauer?

“Fuori discussione. Di fronte gioca la Reyer. Abbiamo dato la concessione per fare 5 campi più altri piccoli, sarà una cittadella per crescere talenti non solo stranieri nel medio-lungo termine. La collaborazione tra pubblico e privato è importante”.

In che rapporti è con il presidente americano?

“Ottimi direi: quando Niederauer è arrivato c’erano tante traversie nella società ed è intervenuto. L’ho convinto a restare e credere in Venezia. Mi sembra che sia felice. Lui è bravo, è veramente merito suo il successo del Venezia. Ha scelto i collaboratori giusti. Ha un rapporto ottimo anche con la città. È umile e concreto. E mi fa felice che abbiano rinnovato il Sant’Elena, stadio unico al mondo, che fa rivivere un quartiere del centro, la porta d’acqua d’entrata della città”.

Con la creazione della Cittadella dello Sport, Venezia vuole tornare a essere centro di gravità permanente?

“Siamo una città cosmopolita. E lo sport è una finestra sul mondo. la Cittadella è un sogno nel cassetto da sempre: ci sono molte resistenze ma come Comune abbiamo deciso, visto che c’è il progetto di collegare l’aeroporto con una bretella ferroviaria, abbiamo previsto anche la fermata per la cittadella. In quell’area vorremmo fare lo stadio di calcio, la piscina olimpionica, il palazzetto. Si è sempre sottovalutato qui l’importanza che ha lo sport: lo sport è cultura e investimento per i giovani”.

Ma così si avrebbe il nuovo stadio in terraferma e si abbandonerebbe il Sant’Elena. Non è una contraddizione?

“Il progetto è ancora molto lontano dalla definizione. È giusto costruire un impianto internazionale, poi vedremo a che punto sarà il Venezia. E comunque sarà il Venezia Calcio a decidere”.

Chi le piace nel campionato di calcio come figura?

“Non farò nomi. Dello sport mi colpisce lo spirito di gruppo. L’idea di semplificare con un nome che risolve le situazioni è sbagliato. Preferisco parlare sempre di gruppo, mi piace il Milan in questo senso. Sono fortunato che non devo soffrire come negli ultimi anni. Ma piace molto il Venezia: sta facendo risultati prima di tutto con l’unità di gruppo”.

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