Boniek: In Italia vince chi resta senza Coppe

«Perché da qualche tempo a questa parte le italiane accusano il peso del doppio impegno coppa-campionato?». Al telefono da Varsavia il presidente della federcalcio polacca Zibi Boniek ascolta la domanda e parte in quarta sulla fascia: convinzioni personali, teorie e rimandi galoppano così rapidamente che riesco con fatica a interromperlo. «Ma guarda, ci penso spesso anch’io, provo a darmi delle risposte e non è facile. Anche perché trovo che sia un’esclusiva italiana, non mi risulta che la stampa di altri Paesi – Inghilterra, Spagna, Germania, Portogallo – abbia mai affrontato questo tema… I tempi sono cambiati parecchio, quando giocavo io le coppe erano il terreno preferito dei grandi interpreti e mai nessun allenatore si è permesso di dire che si stesse meglio senza. In Italia lavori tutto l’anno per qualificarti alla Champions e subito dopo l’eliminazione ti mostri quasi sollevato perché puoi concentrarti sul campionato, è un paradosso ed è ridicolo. Non ne faccio una questione di professionalità, probabilmente incidono allenamenti meno intensi che altrove e pressioni che qualcuno non riesce a gestire. Anche l’atteggiamento tattico e la mentalità hanno un loro peso. Eppure le rose sono ampie, rispetto a venti e trent’anni fa gli allenatori hanno almeno una ventina di giocatori più o meno dello stesso livello e possono alternarli… Questa è senz’altro una stagione particolare, ma il covid ha messo in crisi tutti i Paesi, non solo l’Italia».

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Hai messo insieme un sacco di cose. Ho chiamato te anche perché eri…

Mi blocca. «Ancora con la storia del bello di notte? Io ero bello anche di giorno. Le coppe mi piacevano molto, esaltano i più forti. Pensa soltanto a Ronaldo e ha cosa ha ottenuto. Lui rappresenta la perfezione sul piano della preparazione e della cura del fisico. Si allena al massimo, dieta esemplare, testa sempre sul pezzo. Non ha fatto bene col Porto, ma gli incidenti di percorso accadono a tutti, anche ai migliori».

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