Bologna, Orsolini super: ora sogna la nazionale azzurra

BOLOGNA – Che Roberto Mancini possa di nuovo pensare a Riccardo Orsolini, dopo averlo visto, è una speranza che alberga legittimamente e non a sproposito sia nella testa del calciatore rossoblù che di tutto il Bologna, certo è che l’Orso di oggi è di sicuro molto più forte di quello di ieri, di quando il Mancio lo convocò per un paio di volte, Orsolini fece due gol e poi non fu più chiamato, in parte per la concorrenza che c’era in quel ruolo, e in parte essendosi il ragazzo ascolano perso anche nel Bologna. Tanto per le sue colpe, va detto, e poi per il fatto che Sinisa Mihajlovic decise di cambiare sistema di gioco, passando dal 4-3-3 e 4-2-3-1 al 3-5-2, considerato che l’Orso da una parte e Musa Barrow da un’altra non determinavano nella fase di attacco e non davano una mano sufficiente in quella di difesa, con la conseguenza che la squadra non aveva addosso gli equilibri giusti tra i reparti ed era diventata estremamente vulnerabile in difesa. Certo, quello fu il periodo più complicato per Orsolini, che avrebbe voluto andarsene nonostante fosse molto legato a Sinisa, ritenendo ormai di aver fatto il suo tempo a Bologna. Il punto è che il Bologna non volle sentire ragioni, prima gli fece saltare la proposta del Siviglia e successivamente quella della Fiorentina, non avendo mai abbassato le proprie pretese economiche e continuando a credere che con il tempo l’Orso si sarebbe ritrovato a Casteldebole.

Roma-Bologna, l'omaggio a Mihajlovic e il bacio di Ultimo

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Quanti colloqui e consigli

E così è successo, in questo senso quelli del Bologna hanno saputo davvero leggere nel suo futuro. Inutile nascondere come il nuovo cambio di sistema di gioco abbia consentito all’Orso di giocarsi le proprie possibilità, ma al tempo stesso guai a dimenticare anche come Thiago Motta non lo impiegasse ugualmente. Da una parte lo esaltava, e gli diceva che sarebbe dipeso tutto da lui, da un’altra lo lasciava a guardare, in attesa che crescesse e evidenziasse sul campo quello che gli chiedeva. Non solo, anche Giovanni Sartori più di una volta lo ha preso da parte facendogli capire come il Bologna lo stimasse e quello che Thiago giustamente pretendeva da lui, e questo perché, conoscendolo dai tempi dell’Atalanta, sapeva bene ciò che l’Orso avrebbe potuto dare solo se gli fossero entrati nella testa certi concetti. Ecco, qua va dato atto a Orsolini di non aver fatto orecchie da mercante e di essere stato una spugna di fronte a quei suggerimenti, perché giorno dopo giorno li ha alimentati, li ha coltivati, facendoli diventare finalmente suoi. Prima uno spezzone di partita, poi un tempo, poi un gol dopo il bacio che a Monza gli diede Thiago Motta, poi una partita intera, infine la nuova esplosione, figlia anche della felicità ritrovata e soprattutto della consapevolezza di essere cresciuto sia mentalmente che sul piano tattico.

L’Orso mai così tanto… buono

L’Orso ha già segnato 5 gol (7 in tutto) in questo 2023, e questo è sicuramente un dato importante, sottolineando come siano anche stati gol decisivi, ma la felicità di Thiago Motta, di Sartori, di Di Vaio e di tutto il Bologna è che non pensa più solo a correre ma anche a rincorrere. Dalla sua parte alle spalle lavora Posch, ma fateci caso, in taluni momenti quando l’austriaco attacca, è lo stesso Orso che lo copre sulla fascia, avendo capito come il Bologna debba mantenere sempre i giusti equilibri per poter vivere con continuità nella facciata sinistra della classifica. Morale: prima Orsolini faceva gol, avendolo addosso da sempre, ma per la squadra e con la squadra giocava poco, ora fa gol, ma è parte anche integrante della squadra. Ed ecco allora perchè questo nuovo Orso merita di tornare ad abitare nei pensieri anche di Mancini.


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