Baglioni: “Viva l’Inghilterra? No: Italia. E le dedico una canzone…”

Il cantautore (romanista) lancia gli azzurri: “Florenzi mi piace, è uno da ‘Strada facendo’. Mi piace la squadra di Mancini, non è tradizionale, ha tanti 20 in campo. Bello vincere nelle difficoltà e a Wembley…”

Dal nostro inviato Fabio Licari

11 luglio – Londra

Era il 1973 e Claudio Baglioni dava un passaggio sulla sua 2 Cavalli alla bella autostoppista inglese che lo mandava in bianco. Lui cantava lo stesso “W l’Inghilterra”, “pace, donne, amore e libertà”, anche se con modi “che oggi sarebbero banditi dagli ascolti, perché cercavo di metterle la mano sotto la camicetta. In fondo era una molestia”. Stasera niente W l’Inghilterra: “W l’Italia, come dice il mio amico De Gregori. Doppia W, c’è Berrettini, altra storia bellissima”.

Cos’era l’Inghilterra nel 1973?

“Un sogno per la musica pop, per la moda: lì tutto sembrava moderno e figo. In quei giorni, con l’inglesina, cominciava la mia sfida personale con l’Inghilterra dove ho registrato anche alcuni dischi. Tra noi e loro c’è una rivalità storica, per mio padre era la perfida Albione. Stasera, nel mito di Wembley, sarà epico”.

Beatles o Rolling Stones? Kane o Sterling?

“Mi piace Kane, il gioco di parole con HarryKane, ma credo sia affidato alle buone mani dei nostri colossi in difesa. Sterling temo farà soffrire i nostri terzini”.

Pochi mesi dopo quella canzone, l’Italia vinceva a Wembley per la prima volta.

“Ricordo la partita in bianco e nero, il sussulto al gol di Capello, era come quello segnato da Rivera alla Germania in Messico, quando il calcio si fa dramma o tragedia. E un abbraccio con mio padre come forse io e lui non ci siamo mai dati”.

Ha seguito questa Italia?

“Mi piace, non è tradizionale, ha tanti 10 in campo, anche Insigne e Chiesa. Una squadra di portatori sani di buone idee”.

Con l’inglesina della canzone finisce 0-0 e lei si becca anche un cartellino rosso. Come si circuisce l’Inghilterra per vincere?

“Forse comandando il gioco e tirando da tutte le posizioni, anche Donnarumma, visto il loro portiere. In effetti la mia partita non era andata benissimo…”.

Un azzurro che le ispira una canzone?

“Florenzi, uno da Strada Facendo, un lavoratore che ha faticato per raggiungere un risultato. È stato con me a Lampedusa dove ora mi trovo: tiferò Italia dal posto più lontano da Wembley”.

Una canzone per gli azzurri?

“La vita è adesso. Cogliamola”.

Grazie a Mancini?

“Tanto merito è suo. Preparato, elegante, misurato anche nella gioia. L’ho conosciuto quand’era alla Samp, ha creato una bella squadra in un momento non particolarmente ricco per il nostro calcio. Anche se a Roma viene un po’ visto come laziale”.

Lei tifa Roma da sempre.

“Colpa di mio padre, laziale anche lui. Da bambino mi portò a un Roma-Inter all’Olimpico: pioveva che si vedevano solo le maglie giallorosse e così…”.

Mourinho la farà divertire.

“Ah, non ci annoieremo, questo è sicuro: spesso le conferenze sono banali, ma con lui no. E poi è un vincente, il che tirerà su il morale degli animi bastonati. Un guru, un preparatore mentale. Un personaggio eccentrico e un po’ Oltre…”.

Il suo primo album è del 1972, eppure lei ancora oggi scrive, canta, si rinnova. Come si fa?

“Il successo arriva e poi devi meritarlo, questa è stata sempre la mia sfida. Durante la pandemia sono stato al Teatro dell’Opera di Roma: era vuoto, mi sono detto che non era possibile. E allora ho pensato a quest’opera tra l’antico e il moderno, lavorando sulle partiture dell’ultimo album, che è un concept, e creando un’opera rock, eseguita in un teatro senza pubblico, tra palco e platea senza sedie: un’opera totale come diceva Wagner, in streaming e che vorrei portare anche al cinema”.

Nella canzone c’era quella famosa questione “d’etichetta”, ma in fondo la ragazza “non era la Regina Elisabetta”…

“Icona inarrivabile, sembra eterna, si presta anche agli scherzi. Tipo, per una sera, sfilarle la corona e darla all’Italia”.

E, se perdiamo, “let it be, scusa tanto la pronuncia”?

“Nel calcio chi arriva secondo piange come fosse l’ultimo, ci si resta male. Se perdiamo, l’Italia meriterebbe comunque un grazie immenso. Ma mi piace vincere nelle difficoltà, farlo a Wembley sarebbe unico”.

Precedente Inzaghi: "Mancini è il vero fuoriclasse di questa Nazionale. Ecco perché dobbiamo crederci" Successivo Roma, Dzeko resta. E spunta Hinteregger