Allegri, l’Uefa e l’orgoglio della Juve da ritrovare

A mo’ di battuta, si può dire che il problema della Juve sia non avere sette vite come i Gatti. Se le avesse, non ci sarebbero problemi per la semifinale di Siviglia che, invece, si annuncia scalata verticale di una montagna. Il 18 maggio, al Sanchez-Pizjuan, gli specialisti nello sbancare l’ Europa League riserveranno una calda accoglienza ai bianconeri i quali, secondo Mendilibar, dovevano uscire sconfitti dallo Stadium, ma sono stati salvati dalla zampata di Gatti al 97’. Di nuovo, come contro lo Sporting Lisbona Il colpo di un singolo ha evitato di finire nel baratro di una nuova crisi, sempre incipiente, sempre dietro l’angolo.

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Il Siviglia è undicesimo nella Liga e accusa 38 punti di distacco dal Barcellona capolista; è una buona squadra, eppure, con rispetto parlando, non doveva essere tale da mettere spalle al muro la Juve come l’ha messa nel primo tempo e, per larghi tratti, nel secondo. In altri frangenti, avrebbe scatenato l’inferno il netto rigore negato dall’insipiente arbitro Siebert, degnamente non assistito dal pessimo Var (Dakert) e dall’Avar (San). Le proteste ci sono state, tuttavia, nelle analisi post partita sono state sopraffatte dalle critiche al gioco scadente, impietosamente messo a nudo da En-Nesyri e sodali. Intendiamoci: considerata la situazione in cui la società si è cacciata e l’ha cacciato, Allegri continua a fare i salti mortali senza rete, sia in Italia sia in Europa. Pragmatico qual è, Max dà un calcio ai fronzoli e bada al sodo, sentendo sempre più vicina sopra la testa della squadra l’invisibile spada di Damocle della giustizia sportiva che aspetta la Juve al varco il 22 maggio. E fosse solo il 22 maggio. L’allenatore prova e riprova a convincere i suoi uomini che nulla funziona se ognuno gioca per conto suo, però la Juve in azione contro il Siviglia è stata un’accozzaglia di buone intenzioni e, si sa, di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno. Dopo 103 formazioni diverse consecutive in due anni, un surreale gioco dell’oca riporta al punto di partenza la squadra seconda in Serie A, ma, inopinatamente titubante in semifinale di Europa League. Vincendo la quale, si assicurerebbe la qualificazione diretta alla Champions, in attesa di conoscere la reazione dell’Uefa, convitata di pietra ai processi sportivi celebrati o da celebrare nelle aule Figc. All’orizzonte si profila la Cremonese, già capace di eliminare Napoli e Roma dalla Coppa Italia, di inchiodare il Milan sull’1-1 a San Siro, di piazzare un clamoroso colpo di reni che ha riacceso le sue speranze di salvezza quando tutti la consideravano spacciata. La Juve è in mezzo al guado: per uscirne, le occorre ingaggiare un giocatore non reperibile sul mercato. Si chiama Orgoglio. Allegri e Gatti lo conoscono bene. Altri no. E si è visto.


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