A Napoli segnano tutti: in 15 sulla giostra del gol

NAPOLIOgni santo giorno in cui c’è una partita, una gazzella (o forse sarà una pantera) si sveglia sapendo che dovrà correre, inseguendo un gol: Victor Osimhen, che sa essere gazzella e anche pantera, s’è virtualmente tolto la maschera, è uscito dall’infermeria e ha ricominciato a volare a velocità supersonica, esultando ogni 137 minuti, stampelle escluse. Dopo esser sene stato in letargo per quegli oscuri misteri che governano il calcio, Hirving Lozano s’è alzato, s’è spazzolato le spalle della polvere ed ha rifatto la cosa per lui più naturale: un graffio nella carne alla Cremonese (domenica 9 ottobre), uno sulla pelle all’Ajax (mercoledì 12) e un morso quasi letale al Bologna (domenica 16): niente male per chi se ne è stato a digiuno e poi in 139 minuti ne ha fatti tre. El Cholito non è finito nello scantinato, sta semplicemente riposando, e solo l’ingorgo del calendario e la concentrazione di partite fa sembrare lontanissima anni luce la sua ultima prodezza, allo «Zini».

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Sime…One

Ma Giovannino Simeone è un uomo che va di fretta, persino più di Osimhen, ne ha segnati quattro in 277 minuti e gli è servito per andarsene ogni 69′ a braccia spalancate verso la gioia. Il Napoli che rapisce è una goliardica compagnia del gol, hanno segnato in quindici, Juan Jesus (o v viamente) incluso, l’hanno fatto in ogni modo, pure alzandosi da quella panchina d’oro ch’è diventato l’effetto-sorpresa sul quale Luciano Spalletti, ma ormai da quattrodici mesi, gioca a mischiare le partite, inventandosi mosse, strategie, diavolerie e spargendo l’acqua santa quando le storie sembrano essersi un pochino complicate. I gol una piacevole costante. In campionato finora sono 25 in 10 gare, in Champions 17 in 4 partite.

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(Na)Politano

Su questa giostra, ci stanno praticamente tutti e Matteo Politano, che nella sua vita dovrebbe fare soprattutto altro – gli assist, le sgommate, semmai anche sfogliare l’album delle idee – per non farsi mancare niente ed avvicinare se stesso (primato personale 11 reti, prima a Sassuolo e poi a Napoli) è già atterrato a quattro, uno squillo – semmai dal dischetto – ogni 154′, come un bomber in più che ci mette del suo e che procede al ritmo della banda, che suona il rock.

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Panchina d’oro

Il Napoli è una multinazionale del gol, un brand moderno e anzi futuristico che Luciano Spalletti ha lanciato sul mercato già l’anno scorso e che stavolta ha persino abbellito, lasciando che la rivoluzione estiva divenisse un dettaglio esistenziale, qualcosa da accantonare ai margini della propria memoria: con il Bologna, l’hanno decisa Osimhen e Lozano, mandati in campo nell’intervallo per dare una svolta tecnico-atletica alla sfida; a Cremona c’erano riusciti Simeone-Lozano-Olivera; a San Siro al Cholito furono sufficienti una ventina di minuti, lui che con il Liverpool s’era fatto bastare qualche giro di lancette: chi sta fuori, aspetta semplicemente il proprio momento, e in undici, nel momento in cui sono stati spediti in campo, hanno provveduto ad apparecchiare la festicciola.

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