Scirea, l’uomo libero

“Tutte le volte che vedi il pallone entrare, questa rete si scuote. A me è capitato poche volte. Ma quelle poche volte che mi capita è la felicità”. Il calcio e la felicità secondo Gaetano Scirea che così si raccontava in un servizio della Domenica Sportiva di inizio anni 80. Il 25 maggio avrebbe compiuto 70 anni. Un esempio di stile e misura per compagni e avversari, un’idea di calcio mai fuori le righe che oggi sembra un monito. Innovatore in campo, leader nello spogliatoio. Campione del mondo con la Nazionale e con la maglia della Juventus con cui ha vinto tutto ciò che un club può conquistare. La redazione di Torino della TGR, la Testata giornalistica regionale della RAI, ricorda l’indimenticato capitano bianconero a  trent’anni dalla morte con il documentario “Scirea, l’uomo libero”, di Massimo Lanari e Gabriele Russo, a cura di Francesco Marino, realizzato con il Centro di produzione RAI di Torino Per Raiplay e fruibile anche in versione podcast su RaiPlaySound. Un viaggio che si snoda tra il giocatore e l’uomo, tra il rettangolo di gioco e il suo appartamento di Torino. Con le testimonianze della moglie Mariella e del figlio Riccardo, del presidente del J|Museum Paolo Garimberti, del giornalista Carlo Nesti e del fotografo Salvatore Giglio che di quella Juve ha collezionato le immagini più importanti. Impreziosito dai gol, dalle interviste e dalle immagini d’epoca conservate nelle Teche della RAI. Dagli inizi come mezz’ala alla trasformazione in libero, dal primo trofeo continentale, la Coppa UEFA del 1977, all’intercontinentale del 1985. Passando per il Mundial del 1982 e la tragica notte dell’Heysel. Fino a quella maledetta domenica del 3 settembre 1989, quando Scirea, secondo allenatore della Juve, morì in un incidente stradale in Polonia. 

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