Raspadori: “Lasciatemi sognare, è tutto così incredibile”

Il 21enne attaccante dell’Italia si è confessato ai microfoni di RaiSport: “Ringrazio il c.t. Mancini. Perché mi ha convocato? Forse perché ho caratteristiche diverse dagli altri che ci sono…”

È l’azzurro del momento, Giacomo Raspadori. Anche perché è la novità del gruppo azzurro. Una novità da ultimo arrivato che il c.t. Roberto Mancini venerdì a Bologna ha fatto esordire nel finale della gara contro la Repubblica Ceca. “Dormire è stato difficile, sicuramente è stata un’emozione grande, fortissima perché soprattutto è arrivata nella mia città, davanti alla mia famiglia che per fortuna era lì a vedermi, e veramente è stata una cosa incredibile”, ha detto il ragazzo ai microfoni di RaiSport.

Genitori e nonni

—  

Già, una cosa incredibile. E da esordiente ora dovrà offrire ai compgani, come sempre si usa in questi casi. “I compagni mi hanno fatto i complimenti, mi hanno detto che sicuramente nei prossimi giorni dovrò portare lo champagne di rito, e sono stati contenti per me. Per un ragazzo giovane vedere i compagni più grandi essere contenti per te è veramente bellissimo. Tanti sogni si sono realizzati ma credo che la grande forza sia prendere tutto come punto di partenza, di non fermarsi e non sentirsi arrivati. Il mio primo pensiero? Ai miei genitori e ai miei nonni: hanno fatto tantissimi sacrifici perché sono sempre stati pronti ad assecondare la passione mia e di mio fratello. Bisognava fare la spola fra Bologna e Sassuolo andando avanti ed indietro, non era facile. Ma ci hanno sempre assecondato. Sicuramente la mia fortuna è stata quella di crescere in un ambiente come quello del Sassuolo che ha una grande attenzione per i giovani e prima di tutto per le persone che per i calciatori. Devo ringraziare prima di tutto tutti gli allenatori che ho avuto, tutti i direttori sportivi che ho avuto, da Gianni Soli a Fattori a Palmieri che c’è ancora adesso, a tutti quelli della prima squadra ed a mister De Zerbi che mi hanno dato tante opportunità che penso per un ragazzo giovane sia la cosa di cui ci sia più bisogno”.

Dybala

—  

Raspadori ha parlato di De Zerbi (“Ho cercato di accontentarlo quando mi diceva di essere più furbo”), di Mancini (“Perché mi ha scelto? Non saprei, forse perché per caratteristiche fisiche e tecniche sono diverso dagli altri che ci sono. Non smetterò mai di ringraziarlo”) e di Dybala. Racconta l’episodio della maglia. “Era una delle prime volte che andavo con la prima squadra, sono un ragazzo timido, riservato, e quando sono sul campo mi lascio andare. Mi trovavo sul campo con lui e mi sono detto: “Non posso non chiedergliela la maglia”, perché l’ho sempre ammirato. Sono andato, lui è stato gentilissimo, e la cosa che più mi ha colpito è che se non gli lasciavo la maglia, che mi chiese, probabilmente non sapeva neanche chi fossi. È un gesto che mi ricorderò per sempre”.

Esami

—  

Iscritto al primo anno di Scienze Motorie, ha dato cinque esami. “Penso che sia molto importante riuscire ad affiancare le cose, è una cosa che mi hanno sempre trasmesso i miei genitori. La carriera del calciatore è una carriera che se anche le cose vanno benissimo, ha breve durata e quindi bisogna avere qualcosa di pronto per dopo. Come alleniamo i muscoli, bisogna allenare la mente, e penso che possa benissimo andare di pari passo. Invito tutti i ragazzi giovani come me, che vogliono inseguire questo sogno, di credere in entrambe le cose, non pensare che solo una di queste sia quella giusta, e cercare di affiancarle”. Raspadori ha affrontato anche il tema della pandemia: “È stato un periodo molto difficile. Non vedersi con gli amici per tanto tempo è stato molto difficile e molto tosto. Ritengo di essere stato molto fortunato perché ho avuto l’opportunità di inseguire il mio sogno lo stesso, di fare il mio lavoro tutti i giorni. Il mio primo pensiero va a tutte le persone, anche i bambini, che non hanno avuto la possibilità di continuare con le loro attività, anche solo ad incontrarsi e stare insieme a scuola. Nel periodo di lockdown sono stato a casa con la mia famiglia. Rispetto agli ultimi 3-4 anni sono stato più tempo con la mia famiglia in quel periodo lì che tutti gli ultimi 3-4 anni. Per me è andata anche fin troppo bene. Non mi posso lamentare perché ho continuato a fare quello che mi piaceva e nel periodo del lockdown ero a casa con la mia famiglia che è una cosa straordinaria, che non succede mai”.

Gruppo

—  

È da pochi giorni nel gruppo azzurro. Cosa nota di particolare? “La grande forza del gruppo. Non ci sono giocatori fortissimi ma la competizione è positiva. Non ci sono dinamiche negative nel gruppo e questo penso che sia una cosa molto importante. Soprattutto quando ci si giocano delle competizioni così importanti questo fa veramente la differenza”.

Continua a leggere su Gazzetta.it!