Zoro: “Mi voleva il Milan. Oggi lavoro con Drogba…”

“Io t’amerò, minuto per minuto, tutta la mia vita. Siamo lontani, ma la nostra storia non è mai finita”. Parole in musica di Gigi D’Alessio, una dichiarazione d’intenti che Marc André Zoro prende in prestito dal suo paroliere preferito e attualizza per raccontare il suo legame a distanza con l’Italia. Ci è arrivato quando era ancora un ragazzino, l’ha lasciata da uomo dopo stagioni di battaglie tra campo e spalti. Come nel novembre 2005, quando l’ex difensore ha interrotto Messina-Inter dopo insulti razzisti. Lilian Thuram è stato un esempio, Zdenek Zeman il maestro, Salerno e Messina le città di mare, sole e passione che restano dentro. Oggi Zoro vive a 4mila chilometri di distanza in Costa d’Avorio, culla un sogno e non dimentica l’Italia, dove tornare è sempre dolce.

Marc, che cosa fa oggi nella sua vita?

Lavoro in Costa d’Avorio, ho una scuola calcio. Io e Didier Drogba stiamo lottando per vincere le elezioni come capi della Federazione del nostro Paese. Siamo insieme tutti i giorni e stiamo lavorando per questo progetto. In Costa d’Avorio vive la mia famiglia. Il mio sangue è africano. Voglio aiutare i giovani della mia terra e la squadra nazionale.

Che tipo è Drogba?

Didier vuole dare una mano al suo Paese a livello calcistico. Lo ha già fatto da giocatore, ora lo vuole fare come uomo. La Costa d’Avorio sta affrontando un periodo difficile a livello calcistico perché la qualità del gioco è crollata. Drogba vuole dare una svolta e sta lottando per diventare presidente della Federazione. Abbiamo tanti progetti: ad esempio dare una scossa al campionato, che è troppo brutto per essere vero.

Com’è nata la sua passione per il calcio? 

Qui giochiamo in mezzo alla strada fin da piccoli, dappertutto. I miei genitori lavoravano in azienda, non erano sportivi. Io amavo il calcio. Un giorno Raffaele Novelli, l’osservatore della Salernitana, è venuto in Costa d’Avorio, mi ha visto e ha deciso di portarmi in Italia. Così ho cominciato a giocare in Serie A. 

Lei aveva un mito da ragazzo?

Mi piace tanto Lilian Thuram: è il mio idolo da sempre, un grande esempio. Ho iniziato a seguirlo quando giocava al Monaco e non ho mai smesso di farlo.

Thuram combatte il razzismo: che idea si è fatto degli insulti a Kalidou Koulibaly?

Purtroppo il razzismo non finisce mai perché l’ignoranza non finisce mai.

Lei ha interrotto Messina-Inter nel 2005 per insulti razzisti: che cosa ricorda?

Volevo mandare un segnale forte. Con Koulibaly è successa la stessa cosa. Purtroppo esistono persone poco intelligenti: non vogliono capire che vivere insieme è un regalo. Possiamo farlo senza dire cattiverie o senza fare sentire nessuno inferiore.

Nonostante quel triste episodio del 2005, l’Italia è stata un regalo per lei?

Sì, però nessuno ti regala niente. Te lo devi andare a prendere. Se non lavori, non ti impegni e non lotti non puoi avere niente. Io sono arrivato in Italia e ho lottato per conquistare quello che possiedo oggi.

Lei è stato vicino al Milan?

Sì, quando ero un ragazzino. Avevamo giocato un torneo con la Primavera. A fine partita Franco Baresi mi ha detto che il Milan mi voleva, ma la Salernitana ha rifiutato la proposta. Ero un ragazzino, nessuno sapeva se sarei diventato un grande giocatore. Quando da giovani si passa ad un top club basta poco per perdersi. È stato giusto così. Salerno mi è rimasta nel cuore, è dove sono nato calcisticamente e cresciuto come uomo. Mi ha aperto tante strade, per me è ancora un punto di riferimento.

Alla Salernitana c’era Zeman in panchina: che cosa ricorda del mister?

È stato come un padre, un grande allenatore, uno psicologo. Zeman aiuta, è comprensivo. Il mister mi ha insegnato cos’è la tattica. Ho appreso tanto anche dagli altri, però Zeman come maestro è stato unico.

Segue ancora la Salernitana? Che cosa ne pensa della squadra di Castori?

Vederla in Serie A mi riempie di felicità. Da Salerno sono passati giocatori top: Di Michele, Vannucchi, Di Vaio e Iuliano, lo stesso Gattuso. Auguro alla Salernitana di restare in Serie A ancora per tanti anni.

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