Zona Champions e panchine in bilico: Juve-Napoli, i duelli di una partita che vale tutto

Doveva giocarsi a ottobre, è finita in tribunale e riappare a Torino nel momento più delicato. Leggiamo la partita in quattro duelli

Luca Bianchin

Mimmo Malfitano

7 aprile – Milano

All’ora più strana, le 18.45 di mercoledì, la partita più importante in questa Serie A di inizio aprile. Juve-Napoli può orientare la lotta per la Champions che, con l’Inter in fuga per la vittoria, è la più interessante tra le microstorie che il campionato ancora racconta. La partita mischia passato, presente e futuro. Il passato è nel legame tra Pirlo e Gattuso, due allenatori che hanno condiviso tutto nel club e in Nazionale. Il presente è nella classifica: 56 punti a testa. L’Atalanta, che guarda dal divano, è a 58. Il futuro è nel destino dei due allenatori, perché – anche se i club hanno ragioni per confermare entrambi – ritrovare Pirlo e Gattuso in un altro Juve-Napoli, ad agosto o più avanti, sarebbe in qualche modo sorprendente. Oltre tutto questo, per fortuna, c’è il calcio. Ronaldo, Insigne, Chiesa, Mertens, Dybala al rientro, Fabian Ruiz… In mezzo a tanta tensione, c’è il caso che ci si diverta.

CR7-Mertens, questioni di record

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Sapete quale squadra ha avuto l’attacco più basso d’Europa nel fine settimana di Pasqua? Il Napoli. Chi pensa che contro la Juve, squadra europea, la taglia XS non sia proponibile, si rassegni: stasera Gattuso si abbasserà ancora. Niente Osimhen, giocano Lozano, Mertens e Insigne. Dries in particolare è la risposta azzurra a Ronaldo, uno dei pochi giocatori della A che, almeno, ha un numero di impatto da opporre agli infiniti record di CR7. Mertens per il Napoli ha segnato 134 gol, più di Maradona, e anche così sarà ricordato in città. Per stasera, invece, ha vinto la sfida personale con Osimhen. Gattuso, che s’era inventato il 4-2-3-1 per farli coesistere, ha preso atto dell’imprescindibilità di Zielinski e sceglie tra i due. Questa volta, dentro Mertens, che garantisce maggiore incisività sotto porta e più qualità. L’attacco della Juve guarda tutti 20 centimetri più su. Ronaldo e Morata sono molto più alti e possono andare in porta in cento modi diversi, dall’uno-due al cross. Il problema è che Morata vive un periodo grigio e Ronaldo non sempre risolve le equazioni più complesse per tutti. Con il Porto, non ci è riuscito. Con il Toro, in parte. La Juve però da tre anni comincia da Cristiano e sarà così anche stasera. CR7 ha sicuramente un futuro incerto, però ha segnato tre degli ultimi quattro gol in A della Juve, 24 su 56 in stagione. Quando c’è bisogno di un gol, generalmente si materializza. E nessuno ora ha più bisogno di certezze della Juve.

De Ligt-Koulibaly, che giganti

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Avranno competenze diverse. Da una parte Matthijs De Ligt dovrà contrastare la rapidità e la velocità di Mertens. Dall’altra, invece, Kalidou Koulibaly dovrà occuparsi di limitare Morata e Ronaldo. Per i due difensori sarà una serata di tensioni: servirà la concentrazione giusta per evitare sorprese. In comune hanno alcune caratteristiche, tra le quali la potenza e una fisicità che permette di prevalere, spesso, nei contrasti e negli anticipi. La forza, certo, ma anche l’elevazione, quel gioco di testa che li differenzia sulle palle inattive, a favore e contro, quando vanno a saltare in piena area di rigore. Non è casuale se l’unico successo del Napoli all’Allianz Stadium, campionato 2017-18, sia arrivato proprio da un stacco del difensore senegalese, al 90’. Il suo rientro è essenziale, quando non c’è la difesa perde il riferimento, così com’è avvenuto contro il Crotone. De Ligt avrà al suo fianco Giorgio Chiellini, un giusto mix di gioventù e esperienza per provare a tenere a bada i folletti napoletani. La rapidità e la velocità di Insigne, Mertens e Lozano è l’unica soluzione per prevalere sui giganti juventini. De Ligt invece non vive un grande momento, contro il Benevento in particolare è stato deludente. Proprio contro il Napoli, il nazionale olandese esordì in A con la Juve il 31 agosto 2019: fu un inizio da brividi, con una delle sue peggiori partite degli ultimi anni. Si è ripreso in fretta.

Testa Chiellini, cuore Insigne

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l senso di appartenenza peserà parecchio in questo Juve-Napoli alta tensione. Giorgio Chiellini è il simbolo della Juventus, insieme con Gigi Buffon. Quest’anno ha iniziato la sedicesima stagione bianconera, che potrebbe essere l’ultima. Avrebbe voluto un finale diverso (la Champions…) invece si trova a dover lottare per evitare di scivolare in Europa League. Bonucci è fuori per Covid ma Pirlo si sarebbe affidato comunque a Chiellini: troppo importante per attenzione e impatto emotivo sulla squadra. L’impatto emotivo è importante anche per Lorenzo Insigne. Gennaio è poco più che alle spalle, come il rigore sbagliato nella finale di Supercoppa italiana al Mapei Stadium di Reggio Emilia. Si, d’accordo, il capitano del Napoli si è già rifatto nell’1-0 di febbraio in campionato, al Maradona, trasformando il rigore concesso per il fallo di Chiellini su Rrahmani. Ma Insigne vuole il momento di gloria personale. E battere la Juve, nel proprio stadio, con un suo gol, sarebbe per lui l’apoteosi. Le responsabilità dei due sono pesanti, come il carico di responsabilità che comporta per loro la fascia di capitano. In Nazionale, è differente. Chiellini è un capitano diverso – nella Juve ha anche un filo diretto con la società – e Insigne ha meno pressione ma la stessa qualità, quella che sta garantendo da mesi. Un contributo prezioso, per il Napoli e per Roberto Mancini.

Gli allenatori

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Aprile una volta aveva il profumo delle campagne di conquista. Andrea e Rino, amici per la maglia, andavano in giro per l’Europa a caccia di trofei. Il disastro era l’eccezione: Deportivo La Coruña-Milan 4-0, in un 7 aprile come oggi. La regola era il trionfo: il 3-2 all’Ajax visto dalla tribuna, il derby di Champions con l’Inter del 2005, il 2-0 a Monaco contro il Bayern nel 2007. La vita però ha le sue stagioni e questo aprile per Andrea Pirlo e Rino Gattuso è diverso: si combatte comunque – per una cosa o l’altra, in questo mondo si lotta sempre – ma è battaglia difensiva. Pirlo questa sera si gioca un pezzo di futuro e sembra eccessivo, perché in poche attività come il calcio 90 minuti possono determinare una carriera. Andrea Agnelli vorrebbe continuare con lui e il club ha sempre garantito: si va avanti con Pirlo. Il calcio però a volte non dà scelta e allora, in caso di sconfitta, non si potrebbe escludere il clamoroso cambio in panchina per provare lo shock salva-Champions.

Pirlo, Max e Agnelli

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Pirlo ieri in conferenza stampa è rimasto tranquillo e non è una sorpresa: va quasi sempre così: “L’incontro tra Agnelli e Allegri di sabato? Sono stato avvertito dal presidente in persona – ha detto – È normale che possa esserci perché il calcio è una cosa, ma l’amicizia resta. È come se io andassi a cena con Maldini…”. E ancora: “Ho un contatto quotidiano con il presidente. Sono al corrente della sua fiducia, poi è normale che i risultati cambino il lavoro degli allenatori. Starà a me dimostrare di poter essere l’allenatore della Juventus del prossimo anno”. Ha ragione: il futuro è nelle sue mani ma alla fine di una stagione così, piena di partite deludenti, Pirlo può davvero contare sul carattere di una squadra sembrata tante volte fragile, discontinua, distratta?

Il paradosso a Napoli

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Pirlo, come tutti gli allenatori, dipende dai suoi giocatori e ieri ha mandato messaggi positivi ai più in difficoltà, a cominciare da Kulusevski e Szczesny. Il messaggio più velenoso invece è andato al Napoli: «I nostri giocatori positivi al Covid? Noi faremo come abbiamo sempre fatto. Ci presenteremo in campo». Un sms a De Laurentiis. A proposito di DeLa, nelle ultime sei partite in A il suo Gattuso ha messo in fila 5 vittorie (tra cui Milan e Roma) e un pareggio (Sassuolo). Il Napoli così ha agganciato il quarto posto e, ritrovati i titolari, la squadra ha ripreso a giocare, confermando un po’ le lamentele del tecnico di gennaio e febbraio, quando è stato sul punto di essere esonerato. Il silenzio stampa gli impedisce di esprimere il suo punto di vista sul momento del Napoli, ma Gattuso sa bene che la posizione del presidente, nei suoi confronti, non è cambiata. Il futuro napoletano di Rino è fortemente in discussione, anche se non del tutto compromesso perché De Laurentiis è un presidente che spesso rivede le proprie decisioni. Al di là di quello che lui pensa, però, c’è la volontà dell’allenatore che, al momento, pare non contemplare l’eventuale rinnovo del contratto. In questo aprile, niente e nessuno è tranquillo.

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