Zola: “Berardi può giocare Ventura, cambierai idea”

L’esperienza in fondo è anche questo. Arrivare a 50 anni tondi tondi, leggere i giornali e scoprire che, a pensarci bene, le storie che la vita propone finiscono spesso per assomigliarsi tutte quante. E’ quello che ha pensato ieri Gianfranco Zola quando il caso Berardi – non convocato dal commissario tecnico Ventura in nome dell’incompatibilità con l’indispensabile 3-5-2 – gli ha riportato alla memoria l’estate di vent’anni fa. Era il 1996 quando il fantasista sardo fu venduto dal Parma al Chelsea per 12,5 miliardi di lire perché difficilmente inquadrabile nel 4-4-2 di Ancelotti, che poi anni dopo, con grande e rara onestà intellettuale, ammise l’errore di «Dogmatismo tattico».

Zola, che ricordo ha di quei giorni?

«Ricordo che mi dispiacque, ma devo dire che Carlo con me è stato sempre fantastico. Lui mi stimava, aveva fiducia nelle mie doti, solo che per il suo sistema di gioco mi chiedeva di adattarmi. Ammetto che il suo “mea culpa” mi fece piacere, però in fondo andare in Inghilterra è stata una fortuna per la mia carriera e quindi non ho mai avuto nessun rimpianto».
Certo, anche se all’epoca la vulgata del “campionato più bello del mondo” si recitava per il nostro e non per quello inglese. Forse anche per questo la momentanea bocciatura di Berardi – in tempi di vacche magre – l’ha colpita.
«E’ vero, mi ha sorpreso. Guardi, stimo tanto Ventura, per questo penso che cambierà idea. Se hai tanti giocatori bravi, è giusto provare a inserirli in un modulo che ti soddisfi, ma quando – come in questo momento storico – ne hai così pochi, è opportuno che i migliori in Nazionale ci siano sempre. E Berardi per me adesso è tra i primissimi calciatori italiani».
Ma è così difficile da utilizzare nel 3-5-2?
«No, come ha suggerito giustamente Bergomi, lui può fare anche la seconda punta, in un percorso analogo a quello di Cerci. Non solo. Nel modulo del c.t. io Berardi lo vedrei addirittura in grado di fare quello dei due esterni deputato più alla fase offensiva. Certo, non è che debba essere subito impiegato come titolare, però sarebbe bello fargli respirare l’area del gruppo e cominciare a lavorarci sopra, perché ha doti così fuori dal comune che è un peccato tenerlo fuori».
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 Massimo Cecchini 

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