Ziyech, da dribblomane ad “assist machine”. E quel litigio con Van Basten…

Sul radar del Milan per la trequarti c’è anche il nazionale marocchino del Chelsea (in prestito). Fantasia nei piedi e indole ribelle: ecco chi è Hakim

Totti l’aveva sussurrato a Monchi, poi a Pallotta, infine allo staff: “Prendete Ziyech”. Arriverà Pastore. Varie teorie su come è andata. Benatia ha detto che per il presidente “costava troppo”. James ha scaricato la colpa sul d.s., Totti si è lasciato scappare un “ne avevo scelto un altro”. Cioè Ziyech, il fantasista del Chelsea che ha reso grande l’Ajax. Quello da 21 gol in un’annata (2018-19) e il mancino sforna-assist; l’indole ribelle e la fantasia nei piedi. Obiettivo del Milan per la trequarti. Il profilo costicchia – il Chelsea l’ha pagato 40 milioni nel 2020 –, ma davanti può fare l’esterno e il numero 10. E comunque il Diavolo pensa a lui per un prestito. Anni 28, campione d’Europa, sei gol in 39 partite. Nel 2018 ha sfiorato la Roma, Hakimi e Benatia sono due amici in nazionale, se gioca tra i “pro” è grazie a una leggenda rossonera.

Lui e MvB

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Se Ziyech è campione d’Europa lo deve anche a Marco van Basten, il primo a farlo giocare con continuità ai tempi dell’Heerenveen (11 gol in 36 partite nel 2013/14). Tuttavia, la storiografia racconta di qualche screzio dovuto al carattere di Hakim. Pare che una volta Marco lo mandò tra le riserve senza spiegazioni. E che Ziyech, alla voce “allenatori migliori mai avuti”, non l’abbia mai considerato. Il pomo della discordia è uno: la nazionale. Estate 2016, Ziyech sceglie il Marocco nonostante sia nato in Olanda (aveva giocato 4 partite con l’U21). Si stupiscono in molti, Van Basten attacca: “Decisione stupida di una persona stupida”. I due hanno lavorato insieme per due anni, poi non si sono più parlati. Solo frecciate: “Con un nome così, trovi sempre un lavoro”, disse Hakim.

Stile creativo

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Parola chiave: estro. Quello di Ziyech è particolare. Lo chiamano “assist machine”, macchina da assist. Tutto vero: nel 2018-19, l’anno della semifinale di Champions con l’Ajax, sfornò 24 tocchi vincenti. Uno di questi contro la Juve al ritorno. È un fantasista, un 10 puro, preferisce giocare sull’esterno ma può fare piazzarsi anche centrale. Il manifesto del suo calcio è l’anno d’oro con l’Ajax: 49 gare e 21 gol. Con Van Basten era più fantasista, più al centro del gioco, poi ha capito di avere un gran tiro e un bel passo, quindi meglio a destra. Anche se non ha fatto sempre bene: il primo anno all’Ajax veniva bollato come “venezia”, quello che gioca da solo. Rispose a modo suo: “Sono un creativo e lo sarò sempre. A qualcuno non sta bene? Pazienza”. È il 2018, tempo due mesi e cambia tutto: calciatore olandese dell’anno, calciatore africano del 2018 e poi campione d’Olanda. Marocchino dal 2016, conta 17 gol in 39 partite con la nazionale.

Infanzia tosta

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Famiglia numerosa la sua: 5 fratelli, 4 sorelle, un’infanzia turbolenta sull’isola artificiale di Flevopolder, la più grande mai costruita. I suoi pomeriggi si traducevano in poca scuola, tanto pallone e partitelle coi fratelli più grandi. Chi lo conosce lo racconta come un ragazzino innamorato del dribbling. Al Real Dronten, la sua prima società, dovevano fischiargli contro per fargli passare la palla. “Imprendibile, ma doveva far giocare anche gli altri”. Poi la tragedia: nel 2003, quando ha solo 10 anni, suo padre muore di sclerosi multipla. “Non poteva più camminare, mangiare, parlare. La malattia l’ha distrutto”. Ziyech si chiude in se stesso, un paio di fratelli finiscono in carcere. Rischia di perdersi anche lui, ma un amico lo salva. Aziz Doufikar, primo marocchino a imporsi in Olanda, ha tracciato il quadro di un’adolescenza difficile: “Hakim beveva, fumava e faceva uso di droghe. Io l’ho aiutato”. Salvato. Il calcio ringrazia.

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