Zenga e la panchina dell’Inter: “Sto facendo un percorso, ma…”

L’Uomo Ragno si è raccontato al Festival dello Sport di Trento, dove ha presentato la sua autobiografia. “I nerazzurri? Mi sembra di averli lasciati ieri”

“Ho giocato la mia ultima partita con l’Inter l’11 maggio 1994 ma la cosa bella è che mi sembra di averlo fatto ieri. La maglia nerazzurra, Appiano Gentile, li sento come casa mia”. Passano gli anni ma Walter Zenga non cambia. Il suo amore per l’Inter è totale, puro, infinito. Oggi al Festival alla presentazione del libro “Ero l’Uomo Ragno”, intervistato da Andrea Elefante, si è raccontato a 360 gradi, con i colori nerazzurri sempre presenti.

I ricordi

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L’Inter è stata la compagna di viaggio di una carriera luminosa che Walter Zenga ha sempre vissuto al massimo. Una carriera ricca di aneddoti, di cicatrici e di qualche episodio che l’Uomo Ragno (“Ma il mio primo soprannome è stato Deltaplano, coniato da Gianni Brera”) ha raccontato nel libro. “L’unica cicatrice della mia vita è quella nel rapporto con mio padre” ha sottolineato l’ex portiere della Nazionale che poi rivela un aneddoto su una convocazione in azzurro saltata. “Nel 1986 dopo un allenamento del venerdì avevamo un fine settimana libero perché l’Italia doveva giocare una gara in Irlanda. Io partii per un fine settimana. Nel frattempo Galli si ammalò, provarono a rintracciarmi per convocarmi ma non ci riuscirono. I giornali titolarono Zenga non risponde a una convocazione ma in realtà non riuscirono mai a contattarmi”. Sfogliando il suo album dei ricordi Walter ammette: “Mi ricordo di tutte le partite che ho giocato tranne una. Sambenedettese-Matera quando ci fu un incendio allo stadio e due persone morirono”. Una lunga carriera da giocatore e ora quella da allenatore: “Non voglio arrivare ad allenare per diritto divino. Sta facendo un percorso e per ora non mi ha consentito di arrivare a quella panchina”. L’uomo ragno è cresciuto, è maturato, ma il carisma è restato sempre quello di un uomo forte, convinto delle proprie idee.

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