Zaniolo, un purosangue da assolvere

ROMA – Dipende. Discutiamo di buone maniere? Zaniolo ha sbagliato. Discutiamo di derby? Zaniolo è stato il protagonista numero uno. Lui una spanna sopra, e poi tutti gli altri. Non parlo di pagelle, ma di come si sta dentro la storia di un derby rispettando i propri tifosi. Visto da qui, un gigante. Nicolò, figlio di Igor, diventato per novanta minuti Zagor, l’eroe con la scure destinato a proteggere la propria tribù in difficoltà. Io, questo derby e questo Zaniolo, li vedo da qua. Massimo dei voti. Riconoscenza. Non da tifoso romanista, da tifoso e basta. Che chiede al calciatore (preghiere travestite da qualunque cosa e quasi mai esaudite): dimostrami di aver capito cosa mi cova dentro e perché sono qua a ulcerarmi la vita per te. Direi per inciso, giuro sul mio onore, le stesse cose se i “tangheri” fossero stati Pedro o Immobile.

I giovani tifosi romanisti possono chiederlo ai loro padri e ai loro nonni se si era mai vista un’interpretazione così furibonda dell’essere giallorosso in un derby. Casi rari. Giacomino Losi, se sei nonno, Daniele De Rossi se sei padre o fratello maggiore, Lorenzo Pellegrini, probabilmente, se ci fosse stato, se l’uomo truccato da arbitro non avesse ammonito e cagato fuori dal vaso. Giacomino faceva rima con Soncino, un Ercolino fiondato oltre i suoi limiti da una passione smisurata. A Daniele si chiudeva la vena e si alzavano i gomiti. A Nicolò si è chiusa la vena e sono partiti i trofei schiumanti del maschio da giungla.

Ma è così lontana dalla giungla una sfida da derby a Roma, Genova, Buenos Aires, Londra, Glasgow, Belgrado, Atene o Istanbul? Ogni epoca traccia il suo slang gestuale. Il calcio è mischia plebea. Ci si dice e ci si fa di tutto negli incroci corporali e non da stadio. Nicolò non è e non sarà mai solo neanche in questo. Cristiano Ronaldo, un semidio, mostrò i suoi gioielli al mondo intero, a zittire Diego Simeone che aveva fatto lo stesso la settimana prima. Los Huevos, ma il concetto non cambia. La Uefa aprì un’inchiesta che partorì il topolino di 20 mila euro di multa, l’equivalente di quanto questi ragazzi estraggono dal taschino per la mancia al portiere.

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Non avete squalificato Ronaldo e Simeone, sarebbe dura spiegare una squalifica di Zaniolo. Volete dare il buon esempio? Volete detergere l’immondo dagli stadi? Impresa durissima. Bisognerebbe cominciare dalle ciurme anonime che insultano tua madre, tua moglie, il tuo colore, qualunque cosa sia insultabile. Tollerabile? Un ragazzo di vent’anni dovrebbe dare il buon esempio a tutti noi quando chiunque di noi ha sognato almeno una volta di testare la solidità del cranio di un cafone al semaforo, non avendolo fatto solo per timore delle conseguenze o perché di solito non giriamo con la mazza da baseball in auto? Insomma, dobbiamo metterci d’accordo una volta per tutte. Se fingere di essere degli animali impagliati, delle divinità imperturbabili, perché già per i semidei, abbiamo visto, le sconcezze furibonde sono all’ordine del giorno, o degli umani non sempre padroni delle proprie viscere.

In attesa di chiudere Nicolò in qualche collegio svizzero a scuola di galateo o in una pagoda a ripetere le lezioni d’amore di Osho, assolviamo lui e tutti i sani furibondi della terra. Non dimenticando che il titolo di qualunque derby, prima di ogni altra cosa, è “Furore”. Il secondo tempo di Zaniolo è stato questo, furore allo stato puro. Una pagina dell’Iliade. Ottima notizia per Josè Mourinho (geniale trovata riunire i suoi, confortarli e ringraziarli, in piena bolgia nemica, una delle cose più romaniste di sempre). Se saprà combinare talenti e furori di Lorenzo e di Nicolò, il rosso delle maglie sarà il rosso della vita. Nicolò ha mostrato che è tornato, che c’è, e che ha bisogno di due cose, tanto spazio e la porta davanti. Un purosangue vuole vedere il bersaglio.

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