Zanetti: “Inter, ultimo sforzo! Meritiamo lo scudetto. Conte? Straordinario”

Una lunga chiacchierata per lasciar trasparire l’emozione per il primo scudetto da dirigente dell’Inter in arrivo

Marco Macca

30 aprile

Una lunga chiacchierata per parlare dei suoi ricordi nerazzurri, ma anche per lasciar trasparire l’emozione per il primo scudetto da dirigente dell’Inter in arrivo. Javier Zanetti, ospite d’eccezione al canale Twitch 2010 Misterchip’, ha parlato della stagione della squadra di Antonio Conte:

Sei stato un buon capitano?

Non lo so, di sicuro sono stato un capitano che ha cercato di dare il suo esempio con il lavoro ai compagni. Quando uno si ritira, viene spesso ricordato per i trofei che ha vinto. Per me, invece, questo è secondario. Per me è molto più importante il rispetto che uno riesce a guadagnarsi nell’arco della propria carriera. E non solo da parte dei compagni, ma anche da parte della gente e dei tuoi avversari.

Hai avuto dei compagni che ti aiutavano tanto in spogliatoio, anche giocando meno?

Potrei fare tantissimi esempi, da Toldo, che mantenne lo stesso atteggiamento di sempre nonostante a un certo punto arrivò Julio Cesar, e Cordoba che, pur non giocando tantissimo dopo l’infortunio al ginocchio, dava sempre il meglio quando entrava in campo.

Con Mourinho vincesti tutto.

Con lui si è creata una grande empatia. E’ un allenatore che ti convince a fare quello che pensa, anche perché poi succede davvero. Ha migliorato tanto l’Inter. Ricordo che quando il primo anno vincemmo scudetto e Coppa uscendo in Champions col Manchester, in una notte triste, disse a Moratti che avremmo vinto l’anno dopo comprando 5 giocatori. E non si sbagliò. Ha una grande personalità e una grande intelligenza.

Sapevate che sarebbe andato al Real Madrid dopo la finale di Champions?

No, non lo sapevamo. Sapevamo che c’era questa possibilità, che si è poi confermata dopo la finale. Furono mesi davvero intensi, in cui tutti diedero tutto. Fu un anno unico e speciale, perché non fu per niente facile. Siamo l’unico club italiano ad aver raggiunto il Triplete. Fummo capaci di ottenere queste vittorie e fare la storia.

Che ricordi hai della semifinale contro il Barcellona?

Furono grandi partite, perché il Barcellona era una squadra impressionante, con grandissimi giocatori e con un mostro chiamato Messi, che aveva 10 anni di meno. Immagina affrontare questo Messi con 10 anni di meno. Si mise subito male la partita contro il Barça al Camp Nou quando espulsero Thiago Motta, cambiò tutto. Giocare contro una squadra del genere con un uomo in meno è davvero difficile. Ma quella partita dimostrò il nostro grande spirito di gruppo. Non importava la squadra che affrontavamo, ma il fatto che volevamo vincere la Champions. Sapevamo che non era facile, ma volevamo fare di tutto.

Come preparò Mourinho una partita tanto particolare?

Conosceva bene quell’ambiente, ci preparò al meglio a ciò che sarebbe successo in quello stadio. Speravano nella famosa ‘Remuntada’. Fu una vera finale.

C’era una grande Inter anche sotto la gestione di Gigi Simoni. Quanta qualità, soprattutto sudamericana.

L’Inter si è sempre caratterizzata per i tanti sudamericani. Questo perché c’è un clima molto familiare. Era un grande gruppo con un allenatore che purtroppo non è più con noi ma che era come un padre. Si era creato un ottimo spirito di gruppo.

Che ci racconta della famosa Juventus-Inter del 1998?

In quella stagione vincemmo la Coppa UEFA contro la Lazio a Parigi ed era un momento decisivo per il campionato. Fu una partita equilibrata in cui le decisioni arbitrali furono contro di noi. Ma fa parte del calcio. Masticammo amaro in quel momento. Ma io dico sempre che i momenti difficili ti aiutano a crescere. E sono convinto che quei momenti ci prepararono a vincere.

Giocasti con il miglior Ronaldo.

Senza dubbio. Ronie era il Fenomeno. Con noi il primo fu una cosa impressionante. Era unico. Visse male il primo infortunio, poi quando si fece male con la Lazio ci fu un silenzio irreale allo stadio. A nessuno importò più della finale, ma solo della salute di Ronie: vederlo soffrire così ci fece male. Ronie si adattò velocemente, anche per i tanti sudamericani. Lui era sempre allegro, gli piaceva stare nel gruppo. Veniva da una grande stagione al Barcellona, ma il calcio italiano era difficile. Riuscì a fare ancora meglio, perché era unico.

Javier, l’Inter sta per vincere il campionato dopo tanto tempo.

Sì, serve l’ultimo sforzo. Sono felice per il lavoro che stiamo facendo da due anni. Credo che Conte, lo staff e i giocatori stanno facendo qualcosa di straordinario. Lui ha inculcato cultura del lavoro e i giocatori l’hanno appresa pienamente. Abbiamo affrontato un anno difficile e stiamo facendo un grande sforzo. Rispetto molto e parlo tanto con Conte e i giocatori quando ce n’è l’occasione. E la verità è che trovo sempre molta disponibilità. La differenza con l’Inter di Mourinho è che lì c’erano tanti giocatori d’esperienza. In questa ci sono tanti giovani. Vincere è sempre difficile. Essere in testa significa aver confermato la scorsa stagione. Serve l’ultimo sforzo, perché tutti si meritano di vincere. Non era facile, visto che è stato un campionato complicato, equilibrato, perché ci sono tante squadre che sono migliorate. Noi abbiamo avuto continuità.

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