”Vogliono giocare nella Juve”… ma la Juve ci ha investito tanto: dietro lo sfogo di Allegri

La Juve ha investito parecchio su giocatori che poi hanno reso meno: l’arrabbiatura del tecnico è stata come una sveglia, con lo Spezia si vedrà se è suonata…

“Questi vogliono la Juve…”: e alla quarta di campionato l’Allegri furioso esplose, smozzicando a gran voce frasi volutamente lasciate a metà, così per colpire tutti e nessuno, fra i suoi giocatori. Ma i destinatari principali non sono poi così difficili da intuire, alla luce di qualche altra frase pronunciata nel post partita di Juve-Milan, altra gara da aggiungere nella colonna dei punti persi: dopo il vantaggio targato Morata, la squadra si è fatta rimontare, per la terza volta su tre gare di A in cui era passata in vantaggio.

Nervi tesi

—  

E ora il clima si fa teso: la classifica (-10 dalla vetta) si fa pesante, l’aria negli spogliatoi pure, dall’ira di Allegri allo screzio Szczesny-Rabiot, e intanto ai punti persi si somma un ritardo di crescita della squadra certo non preventivato da tecnico e club. Una crescita che nei piani societari avrebbe dovuto passare attraverso la maturazione dei giovani, in particolare dei “giovani vecchi”, che hanno un’anzianità juventina di almeno una stagione: da Bernardeschi a De Ligt, da Kulusevski a Chiesa, per non parlare di Ramsey e Rabiot. Se gli ultimi due sono arrivati a parametri zero (ma ricevono lauti ingaggi), gli altri rappresentano invece investimenti importanti, e nell’iniziale patto fra Allegri e la società figura anche la loro valorizzazione.

Caso per caso…

—  

Dal generale al particolare, in un quadro di generale scarsa crescita dei talenti partiti con grandi aspettative e invece ancora sfuocati sulla linea dell’orizzonte, non si può certo fare di tutta l’erba un fascio. Se qualcuno ha perso terreno sulla rampa di lancio e nella fiducia del tecnico per evidenti errori tecnici (alla Kean, per intenderci), altri non hanno ancora ingranato complice un cambio di gioco che richiede più ampio rodaggio (leggi Locatelli), altri ancora hanno mostrato qualche falla sul piano dell’aggressività (da Bernardeschi a Kulusevski), fino alla situazione di De Ligt, atteso a un salto di qualità sul piano della leadership che ancora non si vede, e con l’aggravante di avere intorno la coppia di centrali campioni d’Europa, quei “vecchietti terribili” di Bonucci-Chiellini che il passar del tempo esalta anziché fiaccare. Il tentativo di trasformazione in regista di Ramsey operato in estate non ha dato i frutti sperati, e dunque anche il gallese resta fra coloro che sono sospesi, mentre Rabiot e McKennie hanno trovato ampio impiego e minutaggio, mostrando però sempre più lampi di grazia che continuità di rendimento.

… e poi ci sono Kulusevski e Chiesa

—  

E poi ci sono Kulusevski e Chiesa, diciamocelo, gli obiettivi numeri uno delle critiche allegriane del dopo Milan, in un susseguirsi di frasi ondivaghe fra un’ammissione di colpa da parte del tecnico (“ho sbagliato cambi perché dovevo mettere magari gente più difensiva, tanto ormai la partita era in cassaforte”) e critiche esplicite ai due subentrati (“se in quei 15 minuti non si capisce l’importanza del risultato, se non si mettono da parte le robe personali e ci mettiamo a disposizione della squadra, a costo di… anche se sono una punta di fare il terzino, poi le partite non le porti a casa”). Il punto di collisione fra Allegri, Chiesa e Kulusevski pare dunque una questione di atteggiamento, poco votato alla ragion di squadra, oltre che di lettura della gara, che avrebbe dovuto indurli a un maggior ripiegamento difensivo (“fino all’1-1 eravamo in totale controllo, ma quando giochi bene e arrivi a 15′ minuti dalla fine in vantaggio devi difendere con il coltello tra i denti”). Una valutazione, quella relativa a Chiesa, probabilmente circoscritta al match col Milan, gara di rientro dopo i forfait con Malmoe e Napoli. E dopo un’unica gara giocata da titolare da inizio stagione (lui e Dybala coppia d’attacco). Insomma, l’annata di Chiesa ancora deve iniziare, e questo Allegri lo sa, come avrà già anche deciso come impiegarlo, a partire forse dallo Spezia, ora che Cuadrado ha trovato collocazione da esterno destro di centrocampo, la posizione in cui Chiesa ha espresso il meglio di sé nella passata stagione, guadagnandosi l’unanime riconoscimento di miglior giovane bianconero, passato a tempo record dallo status di giovane promessa a quello di giovane certezza anche grazie alla capacità di prendersi responsabilità e togliere castagne dal fuoco che normalmente non fanno parte del bagaglio dei novizi. Lo Spezia è alle porte, il monito di Allegri è certo giunto alle orecchie dei giovani bianconeri, l’orgoglio di Chiesa avrà avuto ben più di un sussulto, domani sera ne sapremo di più.

Precedente Spinazzola sprinta per rientrare: "Sono a metà dell'opera" Successivo Operaio in officina, jolly di Rocco, scopritore di Mancini: vita e opere della "zanzara" Fogli