Vieri a Parigi, tra cibo e… Nazionale: “Puntiamo sui giovani e fiducia a Mancini”

L’ex bomber azzurro ambasciatore della Lega Serie A al Salone internazionale dell’alimentazione: “Le aziende italiane sfruttino la visibilità del nostro campionato per farsi conoscere”

Passa da uno stand all’altro come un tempo dribblava avversari, ma forse per evitare di lasciarsi tentare dalle tante prelibatezze in esposizione. Tra selfie e qualche battuta, Bobo Vieri era di passaggio questo pomeriggio al Sial, il Salone internazionale dell’alimentazione di Parigi, come ambasciatore della Lega di Serie A. Il nostro calcio infatti è alleato all’Agenzia Ice per il commercio estero che sostiene più di 700 aziende agroalimentari del Padiglione italiano: “Perché il nostro campionato – spiega l’ex bomber – è sempre più conteso e una vetrina importante che fa da traino a tutto il Paese”.

Passione

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L’abbinamento dunque era naturale, soprattutto in Francia, secondo sbocco del nostro export agroalimentare che fattura in tutto 52,8 miliardi di euro, il 10% del totale. Numeri ricordati da Carlo Ferri, presidente dell’Ice, presente con l’Ambasciatrice Emanuela d’Alessandro, per il taglio del nastro del padiglione BeIT. E con loro anche Vieri che spiega: “Le aziende italiane possono sfruttare la visibilità del calcio per farsi conoscere, anche perché il nostro campionato è sempre più appassionante. Ormai è molto più livellato e quindi conteso. Non è più come dieci anni fa quando dopo una quindicina di partite potevi già sapere come andava a finire”.

Indotto

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E gli effetti vanno oltre il terreno di gioco: “Questa suspense – continua l’ex attaccante – permette di aumentare l’interesse non solo per i tifosi, ma anche degli investitori. E infatti stanno arrivando nuovi proprietari stranieri, molti americani che hanno capito che da noi si possono fare cose importanti. A cominciare dagli stadi: i nostri sono tra i più vecchi. Invece dobbiamo farne di nuovi anche per ospitare le finali di Champions e Europa League, ottenere più facilmente l’organizzazione di grandi eventi come Europei e Mondiali, con tutto quello che può portare come indotto”.

Mondiale

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Resta però la macchia del secondo Mondiale di fila mancato dagli azzurri. “Un disastro di immagine – ammette l’ex attaccante dell’Italia – e non solo. Da bambino quando guardavo in tv la coppa del Mondo riconoscevo tre maglie: la gialla del Brasile, la bianca della Germania e l’azzurra della nostra Nazionale. Da questa crisi se ne esce puntando sui giovani migliori e continuando a dare fiducia a Mancini come c.t., perché magari non possiamo vincere ogni volta, ma al Mondiale l’Italia deve andarci sempre”. Se ne riparla per il 2026.

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