Videogame, rigori, studio: gatto Silvestri, il portiere del Verona che para tutto

I gialloblù sono la miglior difesa della A anche grazie a lui. Ama l’informatica e in 3 partite non ha subìto gol

L’anno scorso si è fatto un regalo. Nessuna vacanza, solo uno sfizio. “Una postazione ipertecnologica!”. Pallino di una vita. Perché Marco Silvestri ama l’informatica e va pazzo per i videogiochi. Durante il lockdown, tra marzo e aprile, ha iniziato anche un corso di programmazione: “Parto da zero, è una sfida”. Come la consolle. Un player da sparatutto, sport, avventura, strategia. “Provo mille giochi”. In campo difende la porta del Verona, a casa toglie i guanti e prende il joystick. Relax. Dicono sia bravo pure lì. Intanto, tra i pali, dispensa bonus e salva Juric. Questione di dati: il Verona ha la miglior difesa del campionato, in cinque partite ha segnato altrettanti gol (pochi) ma ne ha subìti solo due. Silvestri ha strappato il +1 in tre occasioni (come Donnarumma).

Porta inviolata

—  

L’anno scorso, poi, ha tenuto la porta inviolata 9 volte, meglio di lui solo Szczesny (11), Gigio (13) e Musso (14). Curiosità: anche nel 2019-20 iniziò bene, percorso simile con due clean sheet nelle prime cinque e una vittoria (quest’anno due). Silvestri ha alzato il muro contro Roma, Udinese e Genoa. La Juve l’ha punito solo una volta. Lui, sicuro e solido come sempre, ha subìto gol soltanto da Kurtic e Kulusevski. Fantasicurezza, virtualmente e nella realtà. Toglietegli tutto, pure i titolari, tanto parerà. Più forte della mala sorte. Nelle prime cinque il Verona ha rinunciato a diversi centrali (Empereur, Cetin, ora Lovato). E il mercato gli ha portato via le colonne Kumbulla e Rrahmani. Non fa nulla. Juric è sereno, tanto c’è Marco.

Hero Silvestri

—  

“Gatto Silvestri” da una vita, questione di assonanze. Anagrafiche e fisiche: “Quando avevo 16 anni ero piccolo e agile”. A Leeds, invece, lo chiamavano “Hero”. Questione di penalty, stavolta. Nel 2016, in Coppa di Lega contro il Norwich, parò tre rigori dopo i 90’ e mandò la squadra di Cellino ai quarti. Tutti stupiti, lui no. “Me li ero preparati a casa. Avevo guardato i video dei loro rigoristi…”. Tecnologico pure nel lavoro, in attesa di pararne uno in Serie A. Un bonus che manca. Marco ne ha neutralizzati 5 in Championship inglese e 3 in Serie B con l’Hellas nel 2018-19, l’anno della promozione. Lo stesso in cui comprò la postazione a cui tiene tanto. Sogni e sacrifici coi guantoni. Da ragazzino voleva fare l’attaccante, poi cambiò idea: “Si correva troppo”. È andata meglio così, rivelazione del Verona dopo tre anni all’estero. A Leeds lo chiamavano il “figlioccio” di Cellino, è diventato una sicurezza vera. Questione di bonus e piccoli sfizi.

Precedente Il costo degli stipendi è insostenibile nell'era Covid. Così il calcio rischia di saltare per aria Successivo Grande Fratello Vip nel caos: "Guenda Goria eliminata dal televoto truccato!"