Vialli e Mancini raccontano la Sampd’oro del ’91: “Rendemmo possibile l’impossibile”

“La bella stagione”, il libro scritto dai due campioni, ripercorre quell’impresa di trent’anni fa: “Andare in battaglia con gli amici è stato divertente”

Non è un racconto solo per tifosi blucerchiati, magari un po’ nostalgici, che mai hanno dimenticato la Sampd’oro tricolore del 1991, di cui domani, 19 maggio, si celebra il trentennale dalla conquista dello scudetto. “La bella stagione”, scritto da Gianluca Vialli, Roberto Mancini e da tutti i calciatori di quella rosa guidata da Boskov (Mondadori, 252 pagine, euro 19, proventi che sosterranno la Gaslini Onlus), è molto di più: un viaggio-ricordo nella vita calcistica (e non) di un gruppo di amici, che sotto la guida di Vujadin, e con un presidente-mecenate come Paolo Mantovani, resero “possibile l’impossibile” (parole loro).

UN GIORNO SPECIALE

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E sono proprio Vialli e Mancini, oggi di nuovo fianco a fianco in Nazionale, a spiegarne i motivi. “Perché per noi – ricorda Gianluca, capo delegazione azzurro – ogni scusa è buona per fare cose insieme. Dunque non potevamo a distanza di trent’anni lasciarci sfuggire la possibilità di lavorare insieme su questo progetto condiviso”. Un’idea nata un anno e mezzo fa: “Tutti si sono innamorati di questa idea, che racconta e spiega i valori fondamentali di un’impresa unica costruita su valori come altruismo, amicizia, condivisione, lealtà e fedeltà. Collegando, a ciò, una finalità benefica”, visto che l’ospedale Gaslini a Genova è una realtà conosciuta a livello internazionale.

CHE NOSTALGIA

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Cosa dimostra, questo racconto? Innanzitutto una cosa: “Era un lavoro che amavamo a tal punto da essere felici di stare insieme”. Sotto la guida di tre personaggi-chiave: il presidente Mantovani (Vialli: “Carismatico e straordinariamente coinvolgente”), il diesse Borea e Vujadin Boskov (Mancini: “Unico nella sua capacità di sdrammatizzare tutto”), le cui frasi compaiono fedelmente in tutte le pagine del libro. Un’epopea irripetibile oggi, anche se Vialli confessa: “Se un giorno dovessi avere la fortuna di gestire un club, spero di avere la forza per gestirlo con la stesso equilibrio di Paolo Mantovani, fra parte emozionale e aspetti finanziari. Sono molto legato al calcio come emozione, quando succedono fatti simili a quel che accadde alla nostra Samp. Penso al Leicester in Premier League o all’Atalanta”. Un altro aspetto sta a cuore a Gianluca: “Qualcuno dice che il calcio non sia un ambiente che favorisce i rapporti di amicizia profonda. Non lo condivido: personalmente ho tanti amici veri in questo ambiente di cui sono orgoglioso”. L’aneddotica di quella Sampdoria, anche a livello extracalcistico, è ricca di spunti divertenti. Ma la frase che forse meglio sintetizza il significato di una Sampdoria che ha tracciato un’epoca viene da una riflessione di Mancini a Vialli nelle pagine finali del libro, durante una delle cene che periodicamente raggruppano quei ragazzi della Sampd’oro 1990-91: “Andare in battaglia con gli amici è stato divertente”. Non sarebbe così scontato nel calcio di oggi.

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