Vialli e l’aneddoto su Torino-Samp: “Dovetti scappare in bagno”

ROMA – Un aneddoto simpatico, particolare, che torna indietro di 32 anni, alla finale di Coppa Italia giocata nel 1988 e vinta dalla Sampdoria, contro il Torino, grazie a un gol ai supplementari di Fausto Salsano. Lo racconta Gianluca Vialli durante la diretta Facebook di AISL ONLUS ed è un momento di grande intrattenimento. Vialli era allora il centravanti dei blucerchiati. Nello stadio granata si gioca la gara di ritorno, all’andata la squadra Boskov s’era imposta 2-0, ma è sotto con lo stesso risultato; Vialli non incide, anche a causa di un forte mal di pancia che lo frena e non gli permette di esprimersi al meglio.

Vialli e una finale “dolorosa”

Il racconto, esilarante, nel corso della diretta social, con Massimo Mauro, Pep Guardiola, Ilaria D’Amico, Michele Mainardi e Andrea Marchesi in collegamento che ascoltano divertiti: “Faceva freddo, pioveva, si vede io avevo anche mangiato qualcosa che non andava – spiega Vialli – ma una volta rientrati in campo dopo l’intervallo mi prende un mal di pancia fortissimo, non so come ma riesco a continuare fino al 90′, solo che eravamo 2-0, come all’andata, ma stavolta per il Toro e quindi c’erano da giocare i supplementari“. Un incubo per chi ha evidente necessità di ritirarsi un po’ per conto proprio: “Vado dall’arbitro Agnolin e gli chiedo se era possibile avere cinque minuti per andare in bagno. Al che lui mi risponde: ‘Dai vai, cinque minuti te li do’. Vado, scappo con il magazziniere che mi accompagna“.

La massima del bomber: “Uomo che c**a, non muore mai”

Ma c’è un problema, gli spogliatoi sono lontanissimi dal campo e il tempo è poco: “Allo stadio di Torino c’era un passaggio che portava sotto e poi un tunnel di cento metri prima di arrivare agli spogliatoi, finalmente arrivo in bagno, ma non mi sentivo bene, c’erano due compagni infortunati che erano Luca Pellegrini e Hans Briegel, mi incitano, dicono che hanno bisogno di me, allora do un’ultima botta (ride ndr) e scappo fuori“. Si ripresenta la questione dell’immensa distanza tra il terreno di gioco e gli spogliatoi. Ma il magazziniere, spiega Vialli, ha un’idea: “Il magazziniere mi fa passare dal parcheggio e poi dalla tribuna per scendere in campo, scivolo su uno scalino, vicino a un anziano tifoso del Toro che mi guarda e in dialetto mi dice che cosa diavolo ci facessi lì. Alla fine riesco a tornare in campo e Agnolin mi si avvicina: ‘L’hai fatta tutta? Possiamo ricominciare?. Gli dico di sì e ripartiamo con la partita“. La storia, sostiene Vialli, ha una sua morale: “Quindi questo conferma che uomo che c**a, non muore mai. Nel senso che c’è speranza, fino alla fine”

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La massima di Vialli: “Uomo che c**a, non muore mai”

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