Via all’era Spalletti: rifaccia dell’Italia una questione di cuore

Luciano è il c.t. giusto per ridare splendore al nostro movimento, per il livello raggiunto come allenatore e per l’attaccamento ai valori

Qui comincia l’avventura. Se qualcuno a fine campionato avesse anche solo ipotizzato che Mancini si sarebbe dimesso all’improvviso e che il suo posto sarebbe stato preso dall’allenatore che aveva appena stravinto lo scudetto col Napoli, lo avremmo preso per pazzo. E invece… Si è chiuso bruscamente, amaramente, polemicamente un ciclo e stasera a Skopje se ne apre un altro. La scelta di Mancini di abbandonare la nostra Nazionale per guidare quella dell’Arabia Saudita in cambio di una montagna di milioni ha rappresentato per gli italiani un tradimento. Tempi, modi, scuse e giustificazioni hanno offeso un intero Paese. A Mancini, che aveva plasmato il trionfo Europeo, era già stata perdonata la mancata qualificazione al Mondiale ma andarsene da un giorno all’altro inviando una Pec a pochi giorni dalle pre-convocazioni in vista di due impegni fondamentali per la qualificazione all’Europeo, è quanto di peggio un c.t. potesse fare. Il ricordo del trionfo di Wembley resta, ma la sua immagine è offuscata per sempre.

la bandiera

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A Spalletti si chiede innanzitutto di riprendere la bandiera caduta a terra e calpestata, di portarla prima sul cuore e poi tornare a sventolarla con orgoglio. Riportando al primo posto non i soldi di un ingaggio da nababbo, ma il senso di responsabilità, di appartenenza e l’onore di vestire la maglia Azzurra e rappresentare un intero Paese. Per Spalletti non sarà difficile incarnare questi valori e portare avanti questo compito: ha sempre sognato di diventare un giorno tecnico della Nazionale e non ha esitato un attimo a dire sì, quando è stato chiamato dal presidente Gravina. Ha accettato nel momento più alto della sua carriera di allenatore di club. Quello in cui avrebbe potuto monetizzare al massimo la conquista di uno scudetto straordinario. La stagione trionfale a Napoli ha certificato la maturità raggiunta dal tecnico di Certaldo che alle consuete invenzioni tattiche e alle intuizioni sui ruoli dei giocatori, ha aggiunto un salto di qualità nella capacità gestionale, preparazione delle gare, continuità di risultati e modernità del lavoro che ne fanno oggi uno dei migliori tecnici europei. La penale esistente per liberarsi dal Napoli non sarebbe stata certo un ostacolo per un top club che lo avesse chiamato quest’anno in corsa. E se invece Luciano avesse preferito prendersi un intero anno di pausa, a giugno sarebbe stato in prima fila sul mercato per raccogliere sfida e progetti di società in grado di proporgli un contratto più vantaggioso di quello che gli ha garantito la Nazionale. Spalletti avrà una grande apertura di credito. La merita per il valore di tecnico e per aver preso in mano una situazione tutt’altro che semplice. Senza neanche un’amichevole alle spalle per provare qualcosa, si trova davanti a due ostacoli in tre giorni che non sono certo insormontabili, ma vanno affrontati con la massima concentrazione e rabbia agonistica. Perché c’è un solo obiettivo in entrambe le gare: vincere, per risollevare la classifica in un girone che si è complicato.

novità ed entusiasmo

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E qui veniamo alla seconda cosa che si chiede a Spalletti: ottenere la qualificazione all’Europeo. Saltare anche il prossimo torneo continentale da campioni in carica dopo aver già bucato il Mondiale sarebbe un disastro non solo di immagine per tutto il nostro movimento calcistico. Luciano dunque non ha tempo a disposizione, deve fare subito punti. Bisogna essere concreti e “raspare” per usare un vecchio termine a lui caro. In questi giorni tutti hanno cercato di entrare nella sua testa per capire se già in Macedonia si potrà vedere qualche “spallettata”: una scelta inaspettata, nuovi compiti per qualche interprete, una variazione di modulo… La sensazione è che qualche novità magari la vedremo, anche perché la sfortuna ci ha subito messo lo zampino con l’infortunio di Chiesa, ma è più saggio adesso ripartire dalle certezze acquisite dal gruppo, senza stravolgere o chiedere troppe cose nuove, che richiedono allenamenti che Spalletti non ha avuto il tempo di fare. In questi primi giorni ha dovuto soprattutto presentarsi al gruppo, iniziare a spiegare il suo metodo di lavoro, chiarire qualche regola base e ridare entusiasmo. Poi subito in campo con un unico obiettivo: vincere. Per lo spettacolo e vedere un po’ il suo calcio ci vorrà tempo (posto che in Nazionale sia replicabile il lavoro fatto nei precedenti club…). Coraggio dunque. Parte un nuovo ciclo. Torniamo a sventolare la bandiera.

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