Verso il Borussia: Pioli sorride, ma in Champions serve un Milan formato… Psg

Il ritorno alla vittoria in campionato non restituisce sorriso e fiducia ai rossoneri. Ora l’Europa per cambiare marcia

Marco Pasotto

26 novembre – 10:26 – MILANO

Quando arriva la Champions, si dice che la partita precedente è una prova generale. Ecco, in questo caso occorre dirlo subito: meglio di no. Meglio che non sia così, perché se questa è la falsa riga del Milan che martedì affronterà il Dortmund, c’è più o meno da farsi il segno della croce. Troppi i singoli esibitisi su standard inferiori – decisamente inferiori – ai propri parametri di riferimento, troppo “debole” questa vittoria per far tornare il sereno su un mondo rossonero reduce da settimane di grande scombussolamento.

serratura

—  

Una vittoria debole non solo perché sofferta eccessivamente, ma perché arrivata dopo un primo tempo di livello troppo basso. A prescindere dagli interpreti che, si sa, non erano le star del cast rossonero, ma nemmeno semplici comparse. Una delle chiavi dell’ultimo mercato estivo è stata proprio questa: se non colmare, quanto meno diminuire il gap tra titolari e riservisti. Al momento, quella chiave fatica a entrare nella serratura. E allora che Milan è quello che attende l’arrivo dell’armata giallonera da Dortmund? Un Diavolo rinfrancato dal ritorno ai tre punti, certo. Sembra banale ma non lo è dopo che quei tre punti in campionato mancavano da quattro partite di fila. Dopo che le ultime due uscite a San Siro erano state altrettante sconfitte. Le certezze vengono meno, la lucidità svanisce, la testa ti indica mille vie e il più delle volte ti fa prendere quella sbagliata.

assedio

—  

È un Milan strettamente vincolato alla psicologia, più che alla tattica in questo momento. È stato chiaro dal modo in cui è iniziato il secondo tempo, ovvero col coraggio e la scioltezza d’animo generati dal gol di Hernandez al tramonto di un primo tempo orribile. L’antitesi di ciò che chiede la Champions: intensità inesistente, ritmi da allenamento defaticante, come una squadra che gioca inserendo la modalità risparmio energetico. Le sgommate di Hernandez un labile ricordo, l’applicazione di Calabria una dote svanita, l’esuberanza di Chukwueze un film del passato, la ferocia di Jovic un universo parallelo. Persino Maignan s’è messo a fare le bizze: un’uscita a vuoto, un passaggio sanguinoso sui piedi avversari che per un soffio non è costato il gol. Poi, certo, Mike è un professore del ruolo e nel finale ha salvato la baracca rossonera. Ma anche di questo, vale la pena parlarne: è stato un assedio, quello della Viola. Non ha avuto buon esito ma al Meazza avrebbe potuto esserci un altro finale.

profumo

—  

Insomma, il ragionamento è chiaro: con mezza squadra confinata in infermeria, è lecito perdere potenziale, ma l’atteggiamento è un’altra cosa. Così com’è altrettanto lecito immaginare che, come è già accaduto col Psg, il profumo della notte europea e la musica della Champions quell’atteggiamento lo modificheranno in meglio. La squadra peraltro sarà diversa. Loftus-Cheek, che di questo impianto è una colonna, tornerà titolare. E lo stesso vale per Giroud, che a 37 anni prosegue nella forzatura di rimanere per questa squadra l’unico terminale offensivo di sicuro affidamento. Servirà un’altra serata come col Psg, sicuro, anche perché per vivere una vera notte da Milan europeo a Newcastle, prima occorre trovarne una col Borussia.

Precedente Uomini, testa, tattica: come arrivano Juve e Inter al big match Successivo Allegri con Miretti, Locatelli in panchina: Juve-Inter, così in campo