Verratti, cuore azzurro “Voglio vincere con l’Italia”

Voglia d’Italia. Voglia di casa. Per dimenticare l’annata nera, la pubalgia che gli ha fatto saltare l’Europeo, e gustarsi di nuovo un po’ di azzurro. Anche da leader, se servirà al c.t. Ventura. Marco Verratti, prima di partire per Coverciano, ha fatto il punto con la Gazzetta in vista anche della sfida, in amichevole a Bari, contro la «sua» Francia. Con un pensiero anche ai terremotati, per i quali il giocatore del Psg, dopo una cospicua donazione, vuole raccogliere fondi: mettendosi all’asta per una cena a Parigi.

«Per me è ancora vivo il ricordo del terremoto di sette anni fa, così cerco di aiutare un po’, anche se è una catastrofe enorme. Sono morti tanti bambini, c’è chi ha perso tutto. A volte è difficile trovare le parole giuste».

Allora proviamo a parlare di calcio. Com’è stato seguire l’Europeo a distanza?
«Durissima, ma mi sono emozionato come mai seguendo l’Italia. Si vedeva che era una squadra che lavorava duro e con il cuore. E sono convinto che questo spirito combattivo abbia riconquistato i cuori dei tifosi. E’ uno dei tanti meriti di Conte. Ma sono stati tutti molto bravi»
Conte lo scorso inverno le aveva chiesto di prendere in mano l’Italia. Si sente pronto per farlo anche con Ventura?
«Sono pronto per aiutare la squadra. Non mi piacciono le frasi fatte: “Prendere in mano l’Italia” non significa nulla. Siamo una squadra e ognuno deve sempre dare il massimo. Un giocatore da solo non è nulla senza i compagni. Spetta a tutti onorare questa maglia per cercare di vincere con la Nazionale. Vincere con l’Italia non ha prezzo. Magari non sarà facile, visto che il girone di qualificazione non è scontato, ma daremo tutto».
Prima del girone di qualificazione c’è l’amichevole contro la «sua» Francia.
«Destino vuole che possa ricominciare contro il Paese dove vivo e dove avrei potuto giocare un campionato Europeo speciale. Sarà una partita emozionante, contro molti amici. Ma ho lavorato duro in questi mesi per riguadagnarmi una chiamata ed essere pronto per affrontare chiunque».
Dove preferirebbe giocare: play, mezzala, numero 10?
«Ogni allenatore ha il suo modo di interpretare certi ruoli: c’è quello che alla mezzala chiede inserimenti che magari per me sono meno scontati, visto che qui al Psg per anni abbiamo giocato a tre, amministrando la manovra, tenendo palla, cercando varchi sulle fasce con i terzini. Ma con Emery stiamo cambiando stile: ci chiede meno possesso, più aggressività in ripartenza e negli spazi. Come sempre mi metto a disposizione, perché voglio migliorare e aiutare la squadra. Giocherò dove deciderà il c.t.».
Ventura ha il compito anche di integrare la nuova generazione – da Donnarumma a Romagnoli, Rugani, Bernardeschi, Belotti – o rilanciare giocatori come Immobile.
«Tutti nomi importanti. In tanti anche qui mi chiedono di Donnarumma, se davvero abbia solo 17 anni. Bernardeschi ha già fatto un Europeo ed è stato una delle rivelazioni dello scorso anno. Immobile dopo due anni difficili ha ritrovato un po’ di aria di casa e l’allenatore che più l’ha valorizzato».
Ma i giovani sono già pronti per l’azzurro?
«E’ sempre difficile essere pronti per la Nazionale. Purtroppo in Italia appena un giovane sbaglia, viene massacrato. All’estero non succede. La fiducia è importante per far crescere i giovani e in Italia ce ne sono tanti di talento. Ventura farà le sue scelte, poi spetta a noi giovani guadagnarci e ricambiare la sua fiducia».
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 Alessandro Grandesso 

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