Verde: “A La Spezia sono a casa. Napoli? In un’altra situazione non sarei sceso in campo”

Prima della gara con i campani il numero 10 spezino verrà premiato con l’”Aquilotto reale”, il premio assegnato dai tifosi al miglior giocatore della stagione. “Scambierò la maglia con Lorenzo Insigne, ma ne dovrò chiedere altre cinque-sei per gli amici”

Dal nostro inviato Pierfrancesco Archetti

22 maggio – La Spezia

Ottenuta in anticipo la salvezza, la “calma sorridente” prima dell’ultima partita dell’annata ha invaso il centro sportivo Ferdeghini. Lo Spezia ha celebrato anche la grigliata della salvezza: volti distesi, soddisfazione al massimo. Daniele Verde è anche in una foto gigante nel corridoio della sede: l’immagine del gol in rovesciata alla Lazio, un anno fa. “Non lo dimenticherò mai un gol così. In questa stagione invece ho segnato anche di destro. Nemmeno Thiago Motta ci credeva”.

Prima della partita con il Napoli, Verde riceverà l’Aquilotto reale, che non è una figura di un gioco ma l’oscar dei tifosi, che hanno eletto il migliore della stagione. Si presenterà con la barba bianca, come da promessa in caso di permanenza in A. “Io mantengo la parola”.

Buongiorno Verde, i suoi 8 gol e 6 assist sono un bottino sufficiente affinché lei non debba più pagare per avere il numero dieci?

(Risata) “Penso che pagherò ancora. Noi facciamo un’asta a inizio stagione per prendere il numero che vogliamo. E’ una cosa di gruppo, la faremo di nuovo anche per scaramanzia. Noi anziani abbiamo la priorità ma comunque qualcosa sborserò, si darà poi anche in beneficenza”.

Perché lo Spezia merita la Serie A, come ha scritto lei?

“Perché io ho un feeling particolare con lo Spezia, già dal primo giorno mi sono sentito parte di una famiglia grande e importante. Ho sentito la responsabilità di far restare la squadra dove meritava perché giorno dopo giorno vedevo che società e città dovevano rimanere ad alti livelli. Qui ci sono persone fantastiche prima di essere calorose, amano questa maglia alla follia. L’effetto Picco consiste nel far sembrare grande uno stadio piccolo, sembra che i tifosi entrino in campo con noi. Ed è anche merito loro se siamo qua”.

Nelle griglie di partenza, lo Spezia non era troppo considerato per la salvezza. Le avete ritirate fuori adesso?

“Sì. Si contano sulle dita le persone che avrebbe creduto a noi, anche per come siamo partiti, con il Covid che ci ha costretto a una partenza falsata, senza preparazione, senza aver provato nessun tipo di schema. E poi il mercato bloccato. Ne abbiamo passate tantissime: ma l’importante è avere un gruppo solido, solo così si possono raggiungere gli obiettivi”

La svolta della stagione?

“Le tre vittorie consecutive in gennaio ci hanno dato più forza per affrontare le ultime partite. Poi quando ci sono state le quattro sconfitte di fila prima di Udine, alcune immeritate, non abbiamo guardato dietro e abbiamo continuato a fare il nostro gioco. Così il traguardo è stato centrato”.

Spezia salvo e ultima partita contro il Napoli. Cosa avrebbe potuto chiedere di più?

“Niente. Io l’avevo detto: con noi salvi e il Napoli in corsa per lo scudetto non penso sarei sceso in campo. Quindi va bene così, da rilassato è più bello. Scambierò la maglia con Lorenzo Insigne, anche perché è la sua ultima partita. Ma ne dovrò chiedere altre cinque-sei per gli amici. E una quindicina di biglietti. Vorranno la mia maglia? Non so, ma con Lorenzo la scambierò di sicuro”.

Il rione Traiano, dove è cresciuto, è un cuscinetto tra Soccavo e Fuorigrotta, cioè dove si allenava il Napoli di Maradona e lo stadio. L’essenza del maradonismo, anche se lei è nato dopo, l’ha in qualche modo sentita?

“Sì, assolutamente. La mia famiglia andava a vedere gli allenamenti, che erano aperti. Con Maradona si faceva festa tutti i giorni. Quando parlo della mia città provo sempre una grande emozione, perché il mio cuore è azzurro. Solo chi nasce veramente lì può sapere le difficoltà, le gioie e i dolori della vita, quindi auguro a tutti i bambini che stanno crescendo lì di realizzare i loro sogni, perché lì si vive solo di questo, fondamentalmente”.

Nella sua carriera, lei ha avuto anche Ronaldo, il fenomeno brasiliano, come presidente al Valladolid. Parlavate di calcio?

“No, anche perché non sapevo cosa dirgli. Lui è stato un’icona, non ci credi finché non l’hai davanti, poi passa e ti rendi conto. Parlava di tutto tranne che di calcio per non metterci in soggezione. Faceva battute con noi, si divertiva, veniva negli spogliatoi, ma l’argomento calcio non entrava”

E con il presidente attuale, Philip Platek, di cosa parla?

“E’ più difficile con l’inglese, però ci facciamo capire. Il feeling c’è, è un presidente presente”

Cosa c’è nel suo futuro?

“Per ora lo Spezia. Non voglio parlare di niente, voglio proseguire qui. Se ci saranno delle voci valuteremo il tutto. Qui sto bene, ripeto mi sono sentito amato dal primo giorno e viceversa”.

La sua famiglia viene allo stadio?

“Sì, quando può, perché ho un bimbo di quattro mesi, Daniel. E una bambina di due anni e mezzo, Diletta. Mia moglie Ilaria viene spesso. A casa abbiamo anche noi la foto del gol alla Lazio, è una cosa che rimarrà per tutta la vita: incancellabile. Aver segnato uno dei gol più belli della storia dello Spezia mi emoziona tanto”.

Si dice anche che lei sia un giocatore sottostimato. Vero?

“Non so, si dicono tante cose nel calcio. L’importante è divertirsi: dare l’anima ed essere contenti. Lo farò sempre, poi dove il dio del calcio dice di arrivare, arriveremo”.

Il divertimento cos’è per lei?

“Avere la palla al piede e fare cose impensabili. Qualche pazzia mi è uscita, quindi sì, mi diverto”.

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