Vent’anni dopo i… canguri, la leggenda sogna l’Europeo. Pandev verso la storia

Nel 2010, l’attaccante del Genoa ha aperto l’Akademija per togliere i bambini dalla strada. “Voglio che porti i tuoi fratelli a Euro 2021” gli ha detto il c.t. Angelovski

Il miglior macedone di sempre nella partita più importante di sempre per la Macedonia del Nord. A 37 anni, col ritiro posticipato di un anno a causa della pandemia, Goran “Goche” Pandev cerca il primo Europeo suo e della sua nazionale stasera in Georgia (ore 18), al fianco di Nestorovski. Il c.t. Igor Angelovski lo ha pubblicamente elogiato: “Se c’è un responsabile di dove siamo ora, è lui. Cinque anni fa ha accettato di tornare in nazionale”. Poi si è voltato verso l’attaccante del Genoa: “Ora voglio che porti i tuoi e i miei fratelli all’Europeo”.

Highlander

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Classe 1983, Goran Pandev ha compiuto 37 anni lo scorso 27 luglio. Il cinque volte calciatore macedone dell’anno (2004, ’06, ’07, ’08 e ’10) è nato a Strumica e ha iniziato a giocare coi “canguri” del FK Belasica: un club nato nel 1922, che negli anni Ottanta ha vinto due campionati e che nel 2000 ha cambiato proprietà e logo. “Il nuovo presidente di allora ha investito molto, c’è stato un gran salto in avanti – ha spiegato Igor Guzelov a Fotboom.kz – ecco il motivo del canguro. Prima sul logo c’erano le montagne”. Quando il canguro è sparito, nel 2015, sostituito da un pallone da calcio, Pandev giocava in Turchia al Galatasaray e in estate si sarebbe trasferito al Genoa: da allora, 143 presenze e 26 reti, nove lo scorso anno, come nove sono i tecnici che lo hanno allenato in cinque stagioni di Genoa, da Gasperini a Maran. Pandev è il più longevo in rosa ma nelle sue intenzioni si sarebbe già ritirato. La voglia di qualificarsi e giocare con la Macedonia l’Europeo, spostato di un anno a causa della pandemia, ha regalato al Genoa un anno in più del suo numero 19.

Nella storia

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Pandev come Pancev, con una consonante di differenza. La meta è comune: l’Inter. Goran è arrivato a 16 anni ed è il secondo macedone della Serie A. A Milano, un doblete nel 2001/02 (Torneo di Viareggio e campionato Primavera) e un Triplete otto anni più tardi. A quasi vent’anni dal suo arrivo in Italia, Pandev è il settimo giocatore di movimento più anziano del campionato: davanti a lui Ibrahimovic, Bruno Alves, Palacio, Maggio, Quagliarella e Ribery. Le sue 451 presenze lo rendono il 34° di sempre in A, il quarto contando solo gli stranieri. Non solo: ha acquisito la cittadinanza nel febbraio 2019 (“l’Italia mi ha cambiato la vita”) e vuole chiudere la carriera con la maglia del Genoa. Al sito web rossoblù ha rivelato che l’esperienza gli abbia donato più calma, al contrario dell’ansia adolescenziale: “Il papà del gruppo? Diciamo che sono tra i più esperti in una squadra che presenta tanti nuovi arrivati”. Come il vino – e Zlatan Ibrahimovic – anche Pandev migliora con l’età. E segna reti pesanti: il 18 marzo 2019 il suo sesto gol alla Juventus (primo k.o. stagionale in campionato dei bianconeri), nel dicembre scorso un pallonetto da quaranta metri in Lecce-Genoa.

La sua accademia

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Nell’attesa di ambire magari alla presidenza della Federcalcio del suo paese, nel 2010 – dopo il Triplete con Mourinho – Pandev ha fondato il suo club in Macedonia. Si chiama Akademija Pandev, è nato per togliere centinaia di bambini dalla strada e fino al 2014 era un modo per mettere in mostra i ragazzi delle giovanili. Il 22 maggio 2019 ha vinto la Coppa nazionale, 6-4 ai rigori, dopo quattro promozioni in quattro anni, l’ultima con 20 vittorie su 22 gare. Oggi all’Akademija si allenano 250 ragazzi in 14 campionati e in prima squadra giocano Tomi Pandev e Sasko Pandev, l’attaccante capitano, rispettivamente cugino e fratello di Goran. A tutti racconta la sua esperienza in Italia: “Con l’Inter ho bei ricordi, abbiamo vinto le cose più importanti che può vincere un calciatore, però adesso sto pensando solo al Genoa”. Nove reti l’anno scorso, come detto: non segnava così tanto dai tempi dell’Inter 2008/09. E in nerazzurro poteva tornarci: ad aprile era in bilico tra Grifone e il suo vecchio club.

Uno per tutti, tutti per uno

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L’ultimo post pubblicato da Pandev su Instagram era del 3 agosto: “È stata una lunga stagione. Il calcio è passato in secondo piano, sul campo siamo salvi ma non riesco a gioire. Sono felice se la salvezza ha portato un poco di sollievo nei cuori rossoblù. Vorrei rivivere l’abbraccio della folla, i cori della gente, la spinta di Marassi”. Poi, di colpo, oltre due mesi dopo, ecco due pubblicazioni di fila a 20 ore di distanza. Il motivo? Dare la carica ai compagni di nazionale, in cerca della prima qualificazione a Euro 2020: “113 partite, più di 19 anni con questa maglia, la più bella del mondo. Sconfitte, vittorie, gioie, umiliazioni. C’è ancora un passo da fare per realizzare il sogno mio, dei miei colleghi, della mia famiglia, di tutta la nazione. Uno per tutti, tutti per uno”.

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