Veltroni intervista Higuain: «Champions e poi Mondiali: vivo per vincere»

Juventus
Veltroni intervista Higuain: «Champions e poi Mondiali: vivo per vincere»
© Bartoletti

Ha fame di gol, ma ha saputo anche cambiare ruolo pur di arrivare al top: «Dire sì alla Juventus è stata la scelta più giusta da professionista»

Sullo stesso argomento

ROMA – Chi ama il calcio non può che amare Gonzalo Higuain. E’ un centravanti moderno, un giocatore intelligente e tatticamente avveduto. Ha una potenza fisica esplosiva, tocca la palla con classe, ha velocità e fisicità, aiuta i compagni, è egoista il giusto, ha una voglia di vincere che lo trasporta in ogni movimento in campo. Per il suo rapporto febbrile con il gol mi ricorda Ronaldo, il brasiliano, spietato e astuto. Ma ha la forza, l’accelerazione e il tiro di un Gigi Riva e ora, con Allegri, ha acquisito una nuova capacità di regia offensiva che lo rende davvero, forse, uno dei tre attaccanti più forti al mondo. Higuain vuole vincere, considera questa la missione di uno sportivo che faccia della competitività un valore, persino morale. Per questo, pur amando Napoli e i napoletani, è andato alla Juventus. In questi giorni si gioca l’esito di una stagione forse unica, anche nella gloriosa storia bianconera. E gli occhi saranno tutti puntati su di lui. Higuain ha quella dote che rende lucido dalla commozione lo sguardo dei vari innamorati di calcio. Dategli una palla, anche la più banale, e lui la può trasformare in un gol. E’ quello che ha fatto molte volte, ultima nel derby col Torino. Higuain a me piace anche perché trasmette, attraverso gli occhi e il sorriso, una sensazione di intensità. Sembra avere un’idea di destino. Ha la stessa malinconica e passionale forza di un tango ballato a Buenos Aires.

Argentina e Italia mi sembra si somiglino molto. E’ vero, secondo lei?

«Sì e tanto. Infatti penso che sia il paese d’Europa che più le assomiglia. E’ una cosa vera. C’è un legame di sangue, fatto dall’emigrazione e forse un legame di sentimenti. Ci assomigliamo anche nel modo di vivere il calcio. Che è tanto importante nelle emozioni di argentini e italiani».

I due modi di giocare a calcio si assomigliano?

«Non lo so. Penso non tanto. Per me sono due modi di giocare diversi, per storia, tattica, ambiente. Ciò che li unisce è che sono ambedue molto competitivi e molto passionali».

Come ha cominciato a giocare a calcio?

«Ho cominciato a giocare a calcio da bambino. Avevo cinque o sei anni. Sono cresciuto in una famiglia calcistica. Mio padre Jorge è stato un difensore di qualità: ha militato nel River e nel Boca. Fin da bambino ho respirato l’odore del cuoio e ho seguito mio padre in tutte le sue avventure calcistiche. Sono nato in Francia perché papà giocava lì. Pane e pallone, così sono cresciuto. Il mio sogno più grande era arrivare ad essere un calciatore professionista. Per fortuna l’ho potuto fare, ma non ho finito. Voglio fare di più. I sogni che si realizzano ne generano per fortuna altri. Mai pensare di essere arrivato, bisogna sempre andare, viaggiare, cercare. Il porto più bello è quello dove non si approda, che si sogna di raggiungere». (…)

LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SULL’EDIZIONE ODIERNA DEL CORRIERE DELLO SPORT-STADIO

NAPOLI-HIGUAIN: E’ SFIDA IN TRIBUNALE (VIDEO)

Precedente Calciomercato Roma, agganciato Pellegrini Successivo Calciomercato Milan, per l'attacco spunta Farias