VAR, parola agli arbitri: “Sappiamo che una volta al monitor cambieremo decisione”

TORINO – La Uefa ha prodotto un documentario, “Man in the Middle”, dove vengono analizzati dagli arbitri protagonisti gli episodi più controversi della Champions League 2018-19: “Gli arbitri sanno che cambieranno la propria decisione non appena gli verrà chiesto via radio di controllare il monitor a bordo campo del VAR“. Queste le affermazioni del fischietto tedesco Felix Zwayer sull’utilizzo della tecnologia da parte dei direttori di gara nella massima competizione europea. Il direttore di gara ha preso come esempio la gara tra Atletico Madrid e Juventus, da lui arbitrata. Zwayer era stato chiamato dal VAR dopo un gol di Morata e già sapeva che avrebbe cambiato idea in quanto i suoi colleghi avevano delle prove consistenti: “Lavoro con i miei VAR da molto tempo, mi chiamerebbero solo con delle prove certe e se c’è bisogno di cambiare la situazione. Quindi non si tratta di prendere una decisione, so che se vado davanti al monitor ci sarà qualcosa che mi farà cambiare idea“. 

“Il linguaggio del corpo è importante” 

Ci sono altri arbitri, invece, che subiscono delle forti pressioni quando si avvicinano al monitor. Un esempio lampante viene esposto da Damir Skomina sempre nel documentario “Man in the Middle”. Il fischietto sloveno, nel match di Champions League tra Manchester United e Psg è andato all’on field review per esaminare un contatto dubbio nell’area di rigore francese. Alla fine Skomina ha assegnato il calcio di rigore ai Red Devils ma attaverso delle immagini inedite si vede l’arbitro che fa cenno a Solskjaer di far allontanare i membri del suo staff dicendo: “Allenatore! Questa è pressione“. Dello stesso pensiero anche Clement Turpin: “Devi essere a conoscenza delle informazioni ricevute dal VAR ed essere concentrato su di esse. Devi essere consapevole del tuo linguaggio del corpo, in quel momento tutte le persone nello stadio e le telecamere sono su di te“. 

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