Uva: “Si vince con le idee: stadi di proprietà da vivere 7 giorni su 7”

Presentando il libro “Soldi vs Idee”, il dirigente Uefa ha detto: “Ormai una società di calcio deve fare i conti con merchandising, diritti tv, fan token…”

“Nel calcio non si vince con i soldi, ma con le idee”. Sembra passato un secolo, eppure quelle parole di Arrigo Sacchi sono ancora più attuali che mai. “Soldi vs Idee”, infatti, è il titolo del nuovo libro scritto da Michele Uva – ex dg di Parma e Lazio e oggi direttore di Football & Social Responsability della Uefa – e Maria Luisa Colledani, giornalista del Sole 24 Ore.

Settore in evoluzione

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I due autori – accompagnati dai commenti di Billy Costacurta, Riccardo Ferri (Club Manager dell’Inter) e Rita Guarino (tecnico dell’Inter Women) – hanno presentato il libro presso lo store Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. “Il calcio di oggi – spiega Uva – non è più incentrato esclusivamente sulla partita della domenica. È un settore che vive 7 giorni su 7, che deve fare i conti con merchandising, diritti tv, fan token, stadi di proprietà e tante altre dinamiche”.

Gli stadi

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Un capitolo del libro è dedicato al tema-stadi, particolarmente caro ad Inter e Milan, che lavorano alla costruzione delle loro nuove case: “Oggi gli stadi rappresentano il cuore pulsante di qualsiasi club. Non sono solo semplici impianti: devono dialogare con la comunità, con il team e con le proprietà – prosegue Uva -. Costruire uno stadio puntando sulle giuste idee, significa assicurarsi enormi introiti futuri”. “L’aspetto fondamentale riguarda il legame che si crea tra la struttura e il tifoso. Se compri un biglietto per vedere l’Ajax, hai accesso a innumerevoli comfort che migliorano la tua esperienza in tribuna – aggiunge Colledani -. Lo stadio del futuro deve essere smart”. “Chi ha vissuto per decenni le emozioni di San Siro, resta affezionato a quella struttura – spiega Ferri -. Quest’anno, però, ho visitato gli stadi di Barcellona e Bayern. In Baviera c’erano 120 skybox contro i 30 presenti a Milano. C’è un’enorme differenza a livello di introiti, bisogna prenderne atto”.

Ambiente, donne e giovani

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Colledani ha poi evidenziato che “il calcio è una grande industria e, come tutte le grandi industrie, deve rispettare l’ambiente e le regole di governance. Il rispetto di questi parametri è fondamentale per la crescita di un settore: quello che oggi suona ancora come un tema futuristico, giorno dopo giorno diventa sempre più centrale. Lo stesso discorso vale per le formazioni femminili, che richiedono investimenti per formare le giovani calciatrici. I pregiudizi stanno retrocedendo, ma ciò non basta”. Un ultimo commento arriva da Ferri, intervistato sulla difficoltà ad emergere riscontrata dai giovani talenti italiani: “È giusto partire dall’esempio di alcune big che, quest’anno, hanno dovuto fare i conti con numerosi infortunati. In un contesto simile si sono esaltati ragazzi giovani, che sono riusciti così a ritagliarsi un posto in prima squadra. Senza quei ko, forse non avrebbero avuto le stesse opportunità, considerando che rispetto ai miei tempi è diventato molto difficile affermarsi dopo il settore giovanile. Le grandi squadre vantano decine di calciatori con esperienza internazionale, mentre i miei coetanei dovevano giocarsi il posto con massimo 2-3 stranieri”.

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