Una percentuale sulle scommesse e tasse sospese: la Serie A rilancia il piano anticrisi

Telefonata tra il presidente della Lega Dal Pino e la Vezzali: l’obiettivo è come aiutare le società. C’è anche il tema dei ristori per la biglietteria

Dal grido di allarme alle proposte. Dopo la lettera di Paolo Dal Pino a Valentina Vezzali, con la richiesta di un intervento immediato e concreto per aiutare il calcio ed evitare di «gettare la spugna», fra il presidente della Lega di Serie A e la sottosegretaria allo Sport ieri c’è stata una telefonata. Il tentativo è quello di individuare delle strade per rispondere a una nuova emergenza, nata dalle due giornate con il tetto a 5.000 spettatori e dal pericolo di altre porte chiuse. Non c’è in vista un intervento immediato sul calcio, piuttosto si cercano ristori per le società dilettantistiche martellate dal caro bollette. Ma fra Lega e Federcalcio si proverà a rilanciare il piano/richiesta della scorsa estate, ovviamente aggiornato alla luce e dei sì e dei no incassati. La Legge di Bilancio ha dato al calcio e a tutto lo sport la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi dei primi quattro mesi dell’anno, rateizzati in due tranche: primo 50 per cento entro il 31 maggio, seconda metà entro il 31 dicembre in sette pagamenti mensili. Il provvedimento “cuba” 444 milioni di euro. Che non sono soldi dati dallo Stato allo sport, ma rinvii delle tasse. La prima richiesta formulata in queste ore è quella che la sospensione comprenda altri mesi, con un periodo più lungo per rateizzare.

Scommesse

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Ma ’è un’altra delle proposte di quest’estate che sta riemergendo. Uno degli obiettivi (mancati) nella legge di Bilancio era l’aumento del fondo ‘salva sport’ (o ‘salva calcio’), il prelievo sulle scommesse sportive, dallo 0,5 all’1 per cento. La disposizione ha un tetto massimo: 40 milioni nel 2020 e 50 milioni nel 2021. Il calcio chiedeva di cambiarlo. Anche per la difficoltà di rimuovere il famoso divieto di pubblicità per le aziende di betting entrato in vigore nell’ambito del decreto dignità. E allora la richiesta è quella di un «fondo calcio» alimentato dalla percentuale sulle scommesse sportive. Scommesse sportive che sembrano uscite dal momento più duro della crisi pandemica, con meno giocate nelle agenzie ma un vero boom dell’online. I dati definitivi sul 2021 non ci sono, ma la raccolta complessiva sfiorerebbe i 15 miliardi, oltre il livello pre Covid. Il calcio rappresenta quasi tre quarti di questa torta in cui ci sono al secondo posto il tennis e al terzo il basket. Da qui la richiesta di un contributo a fronte di un utilizzo del ‘contenuto’ calcio.

In Francia

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C’è poi anche il fronte degli incassi da botteghino perduti e qui si guarda alla Francia. A Parigi si è partiti da questi introiti mancanti (intendendo anche quelli dell’hospitality, mentre sono fuori sponsorizzazioni e merchandising) che hanno subito in tutto il periodo non solo i campionati di calcio, ma anche quelli di rugby e tutti gli eventi che hanno una significativa presenza di pubblico perduta nell’emergenza. I contributi variano dal 15 al 55 per cento dei fondi perduti (le società oltre 50 milioni di fatturato hanno il minimo). Finora per questo «ristoro biglietteria» sono stati stanziati 107 milioni per il 2020, 110 per il 2021 ed è allo studio il rifinanziamento per il 2022. C’è poi il tema delle spese sanitarie su cui la Federcalcio tornerà alla carica. Sono in via di erogazione 86 milioni per lo sport, 56 per il calcio di cui 5 in Serie A (solo alle società con meno di 100 milioni di fatturato). Vista la straordinarietà della situazione, il nuovo protocollo prevede un massiccio uso di tamponi, si punta a rifinanziare il provvedimento. Ed è proprio su questo tema e sul rapporto con il Mef per un’ulteriore rateizzazione delle tasse che si muoverà il tentativo di mediazione di Gravina. Anche Malagò ha promesso di muoversi rispetto alla denuncia di Dal Pino, in ogni caso il Coni si batterà per provvedimenti che non si limitino al calcio ma coinvolgano tutte le altre discipline sportive.

Made in Italy

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Non è solo una questione di soldi, ma di approccio. Dal Pino insiste su questo: c’è una mancanza di visione nel sottovalutare le potenzialità del calcio come veicolo del made in Italy nel mondo. In questo senso l’accordo con ministero degli Esteri e Ice (l’istituto per la valorizzazione delle imprese italiane all’estero) annunciato giovedì fa ben sperare. Non è solo una questione di conti, insomma. Nei mesi passati si era parlato di un tavolo su contenimento di costi e investimenti del calcio presso il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Una specie di «piano industriale» da presentare al Governo. Ora questa modalità potrà tornare in scena, complice l’acuirsi della crisi. Di certo, non c’è tempo da perdere.

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