Ulivieri replica a Mou: “Ha ragione, siamo fatti di pasta diversa. Ma io non me ne rallegro”

Dopo le pesanti accuse del tecnico della Rom, la replica del presidente dell’Assoallenatori: “La squalifica? Rileggetevi le carte… In Italia c’è ancora la democrazia, il presidente Aiac viene eletti dagli allenatori”

Botta e risposta. Dopo le accuse di José Mourinho all’arbitro Chiffi al termine di Monza-Roma di mercoledì scorso, con l’ammissione di aver indossato un microfono per “tutelarsi” e registrare le eventuali conversazioni con arbitro e quarto uomo, Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione italiana allenatori, aveva criticato pesantemente l’accaduto. Prevedibile e immediata la replica dello Special One, a cui oggi fa seguito la controrisposta dell’ex tecnico.

le frasi

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Ma andiamo con ordine. Dopo l’intervista post partita di Mou in cui aveva rilevato la storia del microfono, Uliveri aveva esposto la posizione dell’assoallenatori: “Le dichiarazioni di José Mourinho sono gravi e inaccettabili. In particolare ammettere di essere andato in panchina con un microfono per registrare i colloqui tra lui e il gruppo arbitrale, giustificando una scelta da lui definita difensiva, prefigura, anche come sola ipotesi, un’azione che mina alle fondamenta l’intero sistema, in una sorta di tutti contro tutti. Onorabilità e garanzie per ogni tesserato debbono essere assicurati dagli organismi preposti”.

Il veleno di Mou

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Ieri, dopo il ko con la Roma, la pesante replica di Mou: “La critica più forte che ho ricevuto è stata la mia gioia più grande, perché è stata fatta da una persona con tre anni di squalifica per scommesse. Solo in Italia una persona così può avere una posizione istituzionale importante, essere criticato da uno così mi dà gioia, perché mi dà la certezza che sono di un pianeta diverso”.

La risposta di Ulivieri

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Oggi l’ennesimo capitolo, con le frasi di Ulivieri: “Non posso rispondere direttamente a Mourinho, non perché lui non mi ha nominato espressamente ma perché non è entrato nel merito di quanto da me affermato nel comunicato di tre giorni fa. Queste che seguono, piuttosto, sono considerazioni che mi preme rendere pubbliche per chiarire di nuovo alcune vicende personali. Primo: in Italia è ancora rimasta democrazia, infatti per l’incarico di presidente Aiac, ruolo per altro non retribuito, si viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall’alto. Secondo: per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine di volte in passato, documentando quanto segue. A due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: ‘l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa…’. E ancora ‘l’Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico’. Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla Serie C. Terzo: in questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: ‘proprio te che litigavi di continuo con gli arbitri…’, facendo riferimento alle mie passate e numerose espulsioni quando ero in panchina. Ripeto qui quello che ho detto a loro: finché si è in campo, siamo alla pari (io mi comporto male, tu mi espelli); quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l’allenatore può parlare e l’arbitro no. Questo non mi pareva giusto allora e non mi pare giusto oggi. Tornando a Mourinho, concordo pienamente con le sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro”.

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