Tutto sul fair play finanziario. Milan e l'Uefa verso l'intesa

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Tutto sul fair play finanziario. Milan e l'Uefa verso l'intesa
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L’Inter tenterà ora di rivedere il patto siglato nel 2015

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ROMA – Il Milan è pronto a diventare il primo club nella storia a chiedere un voluntary agreement, mentre l’Inter proverà una non facile “rinegoziazione” del settlement agreement firmato 16 mesi fa come la Roma. Le italiane iniziano ad essere di casa davanti all’Organo di Controllo Finanziario dei Club dell’Uefa. “Colpa” di una condotta un po’ troppo allegra nelle spese che il Fair Play Finanziario impone di correggere. Le milanesi e la società giallorossa lavorano per rientrare nei parametri, pena l’esclusione dalle coppe europee sempre più ricche complice il nuovo format della Champions in arrivo.

MILAN, 85 MILIONI PER IL MERCATO

MILAN VOTA SI’ – Il club rossonero ha tempo fino al 31 dicembre per utilizzare questa sorta di… autodenuncia che consente di aggiustare i conti in un numero di anni concordati (di solito 3, ma si può arrivare fino a 4 o 5). Se arriverà la qualificazione alla Champions o all’Europa League del 2017-18, i nuovi proprietari sanno già che alla luce dei pesanti passivi registrati negli ultimi bilanci (-89 milioni solo in quello chiuso nel 2015), la società non rispetterà i parametri del Fair Play. Da qui la decisione, praticamente già presa, di andare alla ricerca di un accordo… volontario con l’Uefa. Il Milan avrà restrizioni come per esempio limitazioni alla lista, obiettivi di break even e sanzioni finanziarie condizionate al mancato raggiungimento degli obiettivi, ma, a differenza dell’Inter e della Roma, non dovrà pagare subito una multa. Il ricorso al voluntary agreement inoltre le permetterà di cancellare, a meno in termini di Fair Play, il passivo delle ultime tre stagioni, ma non sarà conteggiato neppure il “rosso” dell’esercizio 2016-17. Logico dunque immaginare che, per avere condizioni di partenza migliori dall’1 luglio 2017, qualche investimento importante sarà fatto già a gennaio, con i soldi dei cinesi in cassaforte. L’ad Fassone, che ha curato l’accordo Inter-Uefa, entro fine anno spedirà la lettera con la quale la società rossonera chiederà di avvalersi del voluntary agreement e a primavera andrà a Nyon con un business plan che prevede il pareggio del bilancio da raggiungere anche attraverso un aumento dei ricavi (non legato ai risultati sportivi) già garantito dall’accordo tra i cinesi e Berlusconi. Questa opportunità è possibile perché ci sono nuovi proprietari che comunque dovranno garantire le perdite previste per tutto il periodo con una fideiussione, condizione ritenuta imprescindibile dall’Uefa.

RINCORSA INTER – Anche l’Inter ha nuovi azionisti di maggioranza, ma ha firmato un accordo nel maggio 2015 e quindi si trova in un periodo (durata 4 anni) nel quale non può chiedere la revisione del contratto stipulato. Questo non vuol dire che un tentativo non sarà fatto. Anzi, è già stato preannunciato dal club di corso Vittorio Emanuele agli uomini dei conti di Nyon nel corso degli incontri che avvengono ogni 3-6 mesi con tutte le formazioni che hanno firmato un settlement agreement. Su tutto vigila Andrea Traverso, capo del “club licensing e Financial Fair Play”, l’uomo più temuto da chi non ha i conti a posto. Per l’Inter intanto il problema da risolvere è quello di raggiungere la parità di bilancio al 30 giugno 2017, impresa non facile visti gli investimenti fatti nell’ultimo mercato con Joao Mario, Gabigol e Candreva.

ADDI E DIRITTI D’IMMAGINE – Per rientrare nei parametri i nerazzurri hanno un piano già pronto e tre mosse da fare: 1) aumento dei ricavi con l’ingresso di nuovi sponsor, magari vicini al Suning, che rispettino il fair value caro all’Uefa (ci sono due agenzie che per conto di Nyon vigilano sugli importi delle sponsorizzazioni per evitare che, attraverso marchi da loro controllati, i proprietari di club immettano soldi in maniera… troppo facile); 2) cessione a gennaio di 1-2 giocatori al Jiangsu (occhi puntati su Jovetic, Felipe Melo, Biabiany ed Eder) con valutazioni elevate del cartellino (non c’è una normativa Uefa che lo vieta); 3) cessione in blocco dei diritti d’immagine dei nerazzurri al Suning. L’Inter, come la Roma (che non ha nuovi proprietari e deve raggiungere la parità di bilancio sia per l’esercizio 2016-17 sia per il 2017-18), è convinta di aver rispettato il meno 30 milioni indicato come disavanzo massimo per il bilancio 2015-16, ma ha altri ostacoli davanti. Il Fair Play non perdona.

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