Turnover ridotto e 11 fedelissimi: così Inzaghi ha dato continuità all’Inter dopo la crisi

L’allenatore nerazzurro aveva cominciato la stagione sperimentando molto e intercambiando diversi uomini tra una partita e l’altra, poi ha trovato la chiave di volta e i risultati con un assetto più riconoscibile e collaudato

Undici giocatori dell’Inter hanno giocato già oltre 1.100 minuti in questo inizio di stagione: ogni tifoso nerazzurro può provare a indovinarli chiudendo gli occhi e, con ogni probabilità, ne azzeccherebbe almeno dieci. È sintomo di quanto Simone Inzaghi, tra scelte e necessità, abbia individuato la sua formazione tipo. E ci potrebbe essere un dubbio solamente perché al centro della difesa Stefan De Vrij e Francesco Acerbi si stanno alternando tra una partita e l’altra. Non si tratta in sé di una sorpresa, ma lo scenario acquista valore dal momento che a inizio stagione l’assetto interista era decisamente più fluido.

Scelgo voi

—  

Ovviamente non si sta affermando che per l’allenatore esistano solamente 11 giocatori – tutti sono fondamentali soprattutto con cinque sostituzioni a disposizione e a tutti serve riposo di tanto in tanto -, ma è evidente quale sia la formazione di partenza che fino a questa lunga pausa ha dato più certezze a chi sta in panchina. Quindi André Onana tra i pali dietro al solito trio difensivo, Denzel Dumfries e Federico Dimarco sugli esterni, Nicolò Barella e Henrikh Mkhitaryan come mezzali con Hakan Calhanoglu in regia e infine la coppia d’attacco formata da Edin Dzeko e Lautaro Martinez.

Necessità e virtù

—  

Un dettaglio va sottolineato: a inizio agosto non sarebbero stati questi i nomi indovinati dai tifosi, perché nei primi mesi ne sono cambiati almeno quattro. Due per infortunio: i muscoli di Marcelo Brozovic e Romelu Lukaku hanno permesso a Mkhitaryan e Dzeko di prendere ritmo, alzare i giri del motore e imporsi di partita in partita. Per Inzaghi sarà complicato tenere entrambi in panchina una volta recuperati appieno gli infortunati. Diverso invece il discorso su Samir Handanovic e Robin Gosens, che con prestazioni non sempre impeccabili sono stati scalzati da due compagni di squadra in evidente ascesa come Onana e Dimarco: oggi in pochi hanno dubbi su chi siano i titolari in porta e a sinistra.

Cambio di rotta

—  

Se Inzaghi è quindi riuscito a rimettere il treno sui giusti binari dopo un settembre a rischio deragliamento è quindi merito anche delle scelte di campo, ma spicca il fatto che con il passare delle settimane sia cambiato l’approccio dell’allenatore con le formazioni titolari. Meno esperimenti, più certezze. I giocatori devono conoscersi a fondo tra loro per rendere al meglio, oliare i meccanismi e affinare l’intesa per valorizzare il collettivo. Con un calendario mai così fitto non si può certo schivare un minimo di ricambio, ma dare riposo a uno o due calciatori ogni giornata non è come arrivare a poche ore dalla partita con sistematici dubbi in più reparti. Qualcuno ha pagato con il proprio minutaggio, ovviamente. Danilo D’Ambrosio prima dell’infortunio stava vedendo pochissimo il campo rispetto a un inizio più generoso e lo stesso vale per Roberto Gagliardini e Gosens. Raoul Bellanova è forse l’unica eccezione con un impiego leggermente in crescendo, mentre Kristjan Asllani ha avuto qualche chance da titolare con l’infortunio di Brozovic e poi costanti panchine. Matteo Darmian ha giocato di più, ma da inizio ottobre è stato titolare un paio di volte. Nel complesso, escluso il ritorno con il Bayern Monaco (turnover di massa), questi ultimi giocatori sono stati lanciati da Inzaghi pochissime volte dall’inizio. È capitato contro Sassuolo e Fiorentina negli ultimi 40 giorni, per il resto spazio agli 11 titolari più Acerbi. E l’Inter così è tornata a correre.

Precedente Juve difesa top d'Italia? No, ecco le tre squadre che hanno preso meno gol Successivo Ronaldo idolo dei tifosi Manchester United: è il simbolo contro i Glazer