Gianluca Vialli arrivò a un passo dal diventare l’allenatore della nazionale italiana dopo Giovanni Trapattoni. Lo ha rivelato Giuseppe Bergomi al Teatro Carlo Felice di Genova per ‘My name is Luca’, la serata benefica organizzata per celebrare la memoria del campione a un anno dalla morte e ricordare la sua attività di raccolta fondi per la ricerca sulla Sla. “Un aneddoto che mi lega a Gianluca tantissimo è che lui per poco non è diventato allenatore della Nazionale, mi aveva chiamato per andare a prenderlo all’aeroporto di Malpensa perché mi doveva parlare, ‘sarai il mio secondo’ mi disse, poi dopo non se n’è fatto niente” ha raccontato Bergomi.
Vialli, le parole di Bergomi
L’ex difensore dell’Inter ha aggiunto: “Ce l’hanno portato via troppo presto, in queste occasioni mi piace sottolineare più le doti umane di Gianluca, che si sono modificate nel tempo, da ragazzo abbiamo giocato un Mondiale nel 1986, un Europeo nel 1988, il Mondiale del 1990 insieme, ma dopo è cresciuto nella vita lavorativa oltre il calcio, la sensibilità di Luca era incredibile, nel periodo della malattia è cresciuto ancora tantissimo e ci ha lasciato tanto, dalla semplicità alla goliardia, ci ha lasciato un vuoto incredibile“. Bergomi ha poi ricordato: “In campo con la nazionale era uno spasso, era divertente, ma è sempre stato un perfezionista, voleva sempre fare allenamento prima di entrare in campo, dopo l’allenamento ci mettevamo a fare gli addominali, trascinava anche me nonostante fossi più grande di lui, aveva voglia sempre di migliorarsi”.
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