Tris al Parma, il Milan fuori casa è una sentenza. Ma il rosso a Ibra macchia la giornata

I rossoneri strappano tre punti d’oro in chiave Champions (gol di Rebic, Kessie e Leao) nonostante l’inferiorità numerica per oltre mezzora e conservano il secondo posto. Emiliani sempre più nei guai

Se potesse giocarsi un bonus per cambiare in corsa il regolamento del campionato, Pioli sceglierebbe senz’altro di giocare tutte le partite restanti in trasferta. Dove il suo Milan è un carro armato: i tre punti arrivano anche a Parma – lontano da San Siro ora sono 40 sui 63 totali – e consentono ai rossoneri di proteggere, in qualunque modo vadano le concorrenti, il secondo posto in solitaria. Una vittoria fondamentale in chiave Champions.

Al Tardini finisce 3-1 con gol di Rebic, Kessie, Gagliolo e Leao, un risultato che inguaia ancora più pesantemente gli emiliani ma una partita che in qualche modo inguaia anche il Milan: Ibra viene espulso (rosso diretto) dopo un’ora di gioco per qualche parola di troppo all’arbitro e rischia di restare fuori le prossime due partite. La nota di merito per i rossoneri – che si trasforma in demerito per il Parma – è aver portato a casa il successo nonostante oltre mezzora in dieci.

Le scelte

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Finalmente Pioli ha potuto portarne dodici in panchina. “Veri” s’intende, senza pescare nella cesta della Primavera. Merito dei recuperi simultanei di Leao, Diaz e Mandzukic (ultima apparizione il 18 febbraio), che hanno restituito al tecnico svariate opzioni in attacco. Dal primo minuto, dietro Ibra, sono partiti i tre attesi: Saelemaekers, Calhanoglu e Rebic (ultima da titolare oltre un mese fa). In mediana confermata la coppia di riferimento Bennacer-Kessie e in difesa Kalulu è stato preferito a Dalot, con Tomori ormai partner fisso di Kjaer al centro. D’Aversa davanti ha confermato il tridente di Benevento, anche perché di alternative ce n’erano pochine. E quindi la lieta (e giovane) novella Man a destra, Pellè al centro e un Gervinho in cerca di riscatto a sinistra. Al centro della mediana è tornato Kurtic e in difesa accanto a Bani l’ha spuntata Gagliolo.

Ariete

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L’impianto rossonero di base è rimasto il 4-2-3-1 ma tatticamente una cosa è stata chiara fin dai primi scorci: Pioli ha chiesto a Rebic di stare particolarmente vicino a Ibrahimovic e di assecondarne i movimenti. Una sorta di sdoppiamento per il croato, chiamato comunque a curare anche la fascia. Ibra, dal canto suo, ha gravitato qualche metro indietro rispetto al consueto. Senza limitarsi a qualche sconfinamento a ritroso per farsi consegnare palla, ma restando più o meno fisso sulla trequarti a galleggiare fra le linee. Più numero 10 che numero 11 insomma. Mosse che hanno pagato. Eccome. In entrambi i gol il Milan ha sfondato centralmente usando come ariete lo svedese, che ha spalancato il portone ai compagni. Sul primo gol (minuto 8) ha messo giù un pallone complicato girato da Bennacer, ha fintato il tiro mandando fuori un tempo un avversario e l’ha messa a centro area sui piedi di Rebic, che ha completato una giocata fantastica liberandosi benissimo per un destro nel sette. Sul secondo (minuto 44) l’azione è stata ancora più bella: tre tocchi veloci nello stretto – Hernandez-Ibra-Hernandez – e palla sulla corsa a Kessie, che ha infilato comodamente Sepe. Due azioni in cui il Milan si è imposto sia dal punto di vista tecnico, sia grazie a un ventaglio di soluzioni piuttosto ampio. Ma va detto che il Milan non è stato impeccabile tecnicamente lungo i primi 45, con parecchi errori, anche in situazioni semplici, dalla mediana in su. Il Parma però non è praticamente mai riuscito ad approfittarne. Qualche sgasata, qualche fiammata estemporanea, soprattutto sulla sinistra con un paio di cross velenosi nell’area rossonera, ma nessun vero pericolo per Donnarumma. Gli emiliani nel primo tempo non hanno funzionato in nessun reparto: difesa portata a spasso sui gol, mediana senza spunto e senza spinta, attacco del tutto non pervenuto (con Gervinho che si è confermato lontanissimo da una condizione accettabile).

Doppio guaio

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La ripresa è iniziata col primo squillo gialloblù, che ha chiamato Donnarumma a un doppio intervento complicato prima su Conti e poi, in difficoltà crescente, su Pellè da distanza (molto) ravvicinata. Uno squillo ma certo non un assedio. Il Diavolo la vita se l’è complicata da solo quando Ibra al quarto d’ora, per ragioni che solo lui conosce, deve aver detto qualcosa di poco ortodosso all’arbitro Maresca (in casa Milan però assicurano il contrario): rosso diretto e Milan in dieci senza il suo condottiero. Pioli a quel punto è passato al 4-4-1 con Rebic punta e Calhanoglu largo. Una botta che si è fatta sentire parecchio. Il Parma ha conquistato subito campo e metri e sei minuti dopo ha accorciato: sponda di Pellè per l’inserimento di Gagliolo, che si è infilato tra Hernandez e Kjaer e ha anticipato Donnarumma. Un guaio doppio, perché nell’azione Gigio si è fatto male a un polso e ha giocato il resto della partita pesantemente fasciato. L’inerzia della partita ovviamente non è cambiata, ma il Parma ha condotto assalti confusionari, senza criterio tattico, con una quantità industriale di cross poco ragionati e quindi facili da neutralizzare per i difensori rossoneri. Ci ha provato Cornelius un paio di volte, facendo scorrere qualche brivido al Diavolo, ma come nel primo tempo Donnarumma non è stato chiamato realmente agli straordinari. La gara si è chiusa definitivamente nel recupero con il gol di Leao (e annessa esultanza polemica senz’altro evitabile), che ha tolto ai rossoneri i patemi degli ultimi giri di lancetta.

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