Trentalange riparte dopo l’assoluzione: avrà un ruolo nell’Aia?

Incubo finito dopo la sentenza federale: l’attuale presidente Pacifici ripensa a lui

Mettiamola così, oggi che l’area è stata sgombrata da ogni dubbio: c’è stato bisogno del… Var per stabilire che non era colpa d’Alfredo, ovvero che l’ex presidente dell’Aia Trentalange non era da sanzionare per il caso (caos) legato a Rosario D’Onofrio, l’ex procuratore capo dell’Aia che nel novembre del 2022 venne arrestato per traffico internazionale di droga. Solo che in mezzo al principio e alla conclusione del “pasticciaccio” c’è stata un’accusa forte, un atto dimissorio (per non portare l’Aia al Commissariamento), un tema montato prima e poi smontato in due atti, ovvero un lasso di tempo anche doloroso.

La liberazione

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Ecco: quel che si sa da qualche giorno è che da metà pomeriggio del 27 aprile scorso Alfredo Trentalange è stato assolto. Formula piena. Innocente. Via l’inibizione di tre mesi, cancellata in maniera totale dalla Corte Federale d’Appello. E pensare che inizialmente il procuratore Chiné aveva chiesto sei mesi ed era stata avanzata la proposta di patteggiamento, rifiutata da Trentalange stesso e dai suoi legali (Presutti, Gallinelli, Mattarella e Laudati) che hanno solidificato l’estraneità ai fatti. Ora, il futuro è tutto da scrivere: magari con un rientro nell’Aia.

Rientro

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In attesa delle motivazioni (in uscita fra pochi giorni), va ricordato che gli iniziali capi d’accusa formulati da Chiné erano 7: cinque erano caduti in primo grado presso il Tribunale Federale (ed ecco la richiesta di 6 mesi derubricata a tre); gli ultimi 2 (pezzi sommati di accuse: omesso controllo su D’Onofrio e rimborsi spese, ma non era compito suo; una telefonata mai provata) sono stati sbriciolati dalla Corte Federale d’Appello proprio giovedì scorso con un testo tanto breve quanto liberatorio/assolutorio e perentorio. “La Corte Federale d’Appello, presieduta da Mario Luigi Torsello, ha accolto il ricorso dell’ex presidente dell’Associazione Italiana Arbitri Alfredo Trentalange, annullando la decisione di primo grado – questo il comunicato a sentenza avvenuta -. Trentalange, deferito lo scorso 20 gennaio in merito alla vicenda riguardante l’ex procuratore nazionale dell’Aia Rosario D’Onofrio, lo scorso 17 marzo era stato sanzionato dal Tribunale Federale Nazionale con tre mesi di inibizione”. La storia finisce qui ma è ovvio che lascia segni. Via via Trentalange li assorbirà ma di certo quel periodo non sarà stato facile. L’ex presidente dell’Aia, impegnato anche nel sociale, era diventato il n°1 degli arbitri il 14 febbraio 2021 col 60,3% di preferenze. Oggi – e dal 16 aprile scorso dopo l’Assemblea Elettiva – il nuovo numero uno dell’Aia è Carlo Pacifici, magari in futuro Trentalange “riapparirà”. Delle nuove elezioni si parlerà a novembre-dicembre 2024 ma non è questo il concetto: Pacifici potrebbe chiedere la disponibilità a Trentalange di rientrare a tutti gli effetti, collaborare, consigliare con un ruolo all’interno dell’Aia. Ipotesi forte. “È una notizia che accogliamo con grande favore – ha detto proprio Pacifici a sentenza definitiva -. Abbiamo sempre confidato negli organi di giustizia, consapevoli dell’equilibrio e della rettitudine di Alfredo sui quali non abbiamo mai avuto dubbi”.

Dichiarazioni e sanzioni

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Certamente da tutto quel mare messo in tempesta da D’Onofrio qualcosa è cambiato: ora all’interno del sito dell’AIA c’è la facoltà (non l’obbligo) da parte di ogni tesserato di inserire nel proprio curriculum il certificato penale e il casellario giudiziale, di modo che ognuno dichiari il vero. Subito. E, certamente, qualcosa è cambiato anche a livello di giustizia sportiva, anche con l’aiuto dell’ex vicepresidente Duccio Baglioni: una delle battaglie di Trentalange fu quella di colpire chi usava violenza sugli arbitri. Gli articoli 35 e 36 del Codice sono stati ritoccati il 19 aprile scorso con inasprimento delle pene. Questa è sempre stata una battaglia di Trentalange, come il doppio tesseramento (calciatore/arbitro) che ha portato (anche) a ripopolare per bene il numero dei tesserati, saliti nell’ultimo anno e mezzo di tremila unità quando fino a quattro anni fa c’erano più “fughe” che ingressi. Poi, l’aumento delle quote rosa (per non dire delle prime volte con l’esordio in A della Ferrieri Caputi e il debutto di una terna tutta femminile), l’apertura verso l’esterno di arbitri e associati, le riunioni aperte alla stampa come tramite esplicativo per i tifosi/lettori. E qui, il… Var non ha avuto bisogno di intervenire: tutto chiarissimo.

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