Trasferta a Monza vietata ai tifosi del Napoli: tutte le informazioni

ROMA – A Monza senza tifosi al seguito: è finita così e tutto è maturato in poche ore, senza avvisaglie. Il Napoli campione d’Italia giocherà senza la sua gente (i residenti della regione Campania, gli altri non li ferma nessuno) all’U-Power, interrompendo suo malgrado quella giostra di festa azzurra che sta attraversando l’Italia da una settimana a questa parte. I fatti? Presto detto. Il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive ieri, a fine mattinata, si è riunito e ha preso in esame una serie di considerazioni e di incroci pericolosi emersi. Quali? Facili e prevedibili – da un po’ – anche questi: l’incontro-scontro in autostrada tra gli ultrà azzurri e quelli della Roma (che domenica giocherà a Bologna alle 18) e dell’Udinese (impegnata in concomitanza con la squadra di Spalletti, alle 15, ma a Firenze). Ruggini vecchie, ataviche e nuove, recentissime, da regolare tra frange estreme del tifo: con i giallorossi lo scontro in autostrada già c’è stato e a ripeterlo ci vorrebbe davvero poco, con i friulani i fatti di una settimana fa, nella partita che ha certificato il tricolore azzurro, hanno lasciato strascichi pesanti.

Il passaggio dal ministro

Da lì la decisione, presa e poi “congelata” per un po’ di ore per un passaggio con il ministro, in effetti sempre molto presente nelle ultime determinazioni di divieto trasferte. Perché quel passaggio? Perché nel frattempo sono maturate probabilmente una serie di riflessioni di contorno ma non troppo: il fatto di bloccare solo la trasferta azzurra, lasciando libertà alle altre due tifoserie, ha messo qualcuno nella condizione di sollevare un dubbio lecito. O per lo meno, così si pensava. Il provvedimento così formulato ha un sapore punitivo mirato ad una parte soltanto: quasi coercetivo e ghettizzante. E, dall’altra parte, tre divieti a stagione finita e con uno scudetto già assegnato, avrebbero rappresentato una esagerazione epocale in negativo. Aggrovigliato in questi pensieri il provvedimento di divieto è rimasto dal ministro fino a tarda sera, fino poi avere la luce. Spazzati evidentemente via i dubbi su come potesse far eccepire l’aspetto punitivo parziale, è rimasto in piedi (per chi i fatti è chiamato a raccontarli e analizzarli) il padre dei dubbi: vietare una trasferta, appurato che lo stadio non è più il luogo dove si scatenano le rappresaglie (eccezion fatta per il momento di tensione alla Dacia Arena durante l’invasione dei tifosi azzurri con qualche friulano), significa scongiurare scontri in autostrada? Chi eccepisce è purtroppo molto legittimato a farlo.

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Passo indietro?

Considerazione a margine ma non troppo: la sensazione è che si stia – pian piano o forse no – tornando al tempo dei divieti delle trasferte come metodo che sembrava superato da un modello di confronto interistituzionale offerto dall’Osservatorio, peraltro efficace per tanti anni. Ormai, però, la linea sembra essere diventata quella di affidare al ministro dell’Interno l’ultima parola sui no ai viaggi dei tifosi. Bisogna prenderne atto e registrare che persistere sui divieti, farebbe registrare un passo indietro proiettandoci nella prossima stagione con più di qualche dubbio. Non perché la valutazione dei rischi di ordine pubblico non debba pesare in certe decisioni: ma ha pesato, eccome, anche quando la strada è stata quella di gestire il rischio e contenerlo, evitarlo, anziché scegliere di non correrlo. Detto questo, il settore ospiti dell’U-Power di Monza – nemmeno a dirlo – traboccava da un po’. Alla fine, dai, è solo venerdì: e a 48 ore dal match, i tifosi del Napoli residenti in Campania, questa mattina si sveglieranno con questa amara sorpresa, prefigurata nel pomeriggio di ieri, anticipata sul sito del Corriere dello Sport, poi imbalsamata e sdoganata. Almeno i rimborsi, quelli inevitabili, ma consolazione. troppo magra.

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