Tragedia a fari spenti, il sogno spezzato del re di Taranto

Aveva 26 anni, i capelli ricci e lo sguardo gentile, di testa le prendeva tutte: Erasmo Iacovone fu travolto all’una di notte, mentre usciva da un ristorante. E pensare che non voleva andarci…

Il re di Taranto non ha ancora compiuto ventisei anni e ventisei anni non sono niente, un’ombra appena accennata nel contorno di una vita che sta prendendo forma. Ha i capelli ricci, i baffi sudisti, lo sguardo gentile. Quando fa freddo – prima del fischio d’inizio delle partite – saltella per sciogliere i muscoli poi incrocia le braccia sul petto e muove su e giù le mani per scaldarsi, nel gesto di chi riserva tenerezza a se stesso. Non è alto, ma va su in elevazione come un petardo. Il pezzo forte del suo repertorio è il colpo di testa. Gioca centravanti, la maglia di lana grezza gli pizzica la pelle, il numero 9 è cucito a mano sulla schiena, tra una striscia rossa e una blu. Ogni suo gol è una scintilla che accende il sogno della Serie A, la città di Taranto l’ha eletto idolo. Il re si chiama Erasmo Iacovone e non sa che nell’ultimo salto perderà la sua corona. Gliela toglierà un destino bastardo, uno schiaffo contrario, una coincidenza minima, però definitiva.

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