Tour de France, vince lo sloveno Tadej Pogacar: è il secondo consecutivo, a soli 22 anni

Trionfo dello sloveno Tadej Pogacar Tour de France: ha vinto, dominando, il  suo secondo e consecutivo Tour. A soli 22 anni e dieci mesi. Un fenomeno. Il resto lo vedremo alle Olimpiadi. Un ragazzo semplice. Ricorda Merckx, Fignon e Hinault ma lui rifiuta ogni paragone. Comunque non ha punti deboli. Splendido il finale sui Campi Elisi, con la sontuosa volata del campione belga Van Art ( quarto successo in questo Tour ). Una volata di potenza . Secondo Philipsen, terzo Cavendish. Uno spettacolo.

Più che una tappa (al netto del finale) è stata una passerella per Pogacar

Secondo tradizione. Una tappa con un livello di difficoltà modesto, impalpabile. La Chatou-Parigi di soli 108,4 km è stato questo. Partenza in un clima comprensibilmente festoso, archiviate 20 frazioni  combattute su tutti i fronti (Alpi, Pirenei, due cronometro, volate pazzesche, arrivi in salita). Dopo solo sette chilometri un quarta categoria agevole (passaggio a 160 metri). Poi una allegra scampagnata. Dopo Versailles l’ingresso a Parigi al km 42. L’ingresso ai Campi Elisi è avvenuto 26 km dopo. Otto passaggi sul celebre viale e poi, finalmente, l’arrivo.

Classifica finale del Tour de France

Primo Pogacar, secondo Vingegaard a 5’20”, terzo Carapaz a 7’03”. Quindi O’Connor (+ 10’02”) e l’olandese Kelderman (+ 10’13”). Mas, Lutsenko, Martin, Bilbao e Uran (+ 18’34”) hanno completato la top ten. Primo degli italiani il bergamasco Mattia Cattaneo, dodicesimo. Una vera, splendida sorpresa.

Si è messo alle spalle fior di campioni come Mollema, Valverde, Quintana. Ha centrato 5 piazzamenti totali in top 10. “Sono soddisfatto“. E poi traccia un bilancio della pattuglia azzurra: “Eravamo in 9 alla partenza. Abbiamo fatto qualcosa di bello. Chi in fuga, chi in lotta per gli sprint. Tutti abbiamo cercato di fare qualcosina. Gli italiani hanno ben figurato“.

E non sono mancate, neppure nel finale, le polemiche

La regina delle corse a tappe è stata rovinata dalle voci su doping chimico e meccanico. Il quotidiano svizzero “Le Temps “- sede a Losanna ma fondato a Ginevra nel 1998, diretto da un intellettuale liberale – ha intervistato una “gola profonda” che ha riferito che le ruote posteriori dei corridori di ben quattro squadre facevano “ strani rumori metallici”. E ha precisato “che non si tratta più di un motore nelle bielle o di un sistema elettromagnetico nei cerchioni“.

Le autorità stanno indagando. Si è tornato a parlare anche di “lattine che i corridori riceverebbero nelle fasi conclusive delle tappe“. E i sospetti sono caduti sui famosi “chetoni” e gli “idrogel di Maurten”. Vero, falso? Gli 007 sono già al lavoro. L’imbarazzo è generale. Tutti ne parlano.

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