Tour de France, la favola continua. Terza vittoria di Cavendish e calcio definitivo al “buco nero”, al tormento della depressione. Vittoria in volata preparata da un “treno” semplicemente perfetto. Spaziale. Con il campione del mondo Alaphilippe, l’azzurro Ballerini, il “pessce-pilota”Morkov, un danese con un passato in pista.
E domani, mercoledì 7 luglio, il giorno dell’iconico Mont Ventoux, il gigante di Provenza, l’incubo di tutti i ciclisti. Un calvario con pendenze al 20%.
Ecco al Tour la forza inimitabile della squadra belga della Deceuninck-Quick Step.
Cavendish è risorto al Tour perché ha trovato un team-famiglia che ha creduto nel suo talento, lo ha raccolto quando trovava porte in faccia, gli ha dato fiducia con buona pace dei suoi 36 anni.
E il ragazzo dell’isola di Man sta ripagando la nuova famiglia con strepitose volate. Al traguardo di Valence ha battuto due “missili” come Van Aert e Phlilipsen.
La decima tappa, Albertville-Valence di km 190,7, è stata tranquilla fino Ai meno trenta. Poi è stata bagarre. Classifica generale immutata, Pobacar sempre in giallo. Mattia Cattaneo è il primo azzurro in classifica, dodicesimo.
Ma la notizia del giorno è il ritiro ormai imminente di Vincenzo Nibali. Lascia il Tour per le Olimpiadi di Tokyo
Mercoledì 7 luglio. Al Tour il gran giorno del Mont Ventoux
L’incubo di tutti i ciclisti del mondo – è arrivato. Tappa numero 11. Dopo Valence, prima dei Trois Chateaux. Quasi 200 km con un finale da brividi blu. Il Ventoux è un gruppo montuoso della Provenza con una cima a 1.912 metri s. l. m. Prima di arrivarci una salita in mezzo alla natura e paesaggi mozzafiato. Non a caso è classificato Riserva della biosfera dall’Unesco.
È disegnata una doppia scalata del Ventoux. Il primo passaggio è un GPM di prima categoria di 22 km al 5,1%. Il secondo è “ d’hors categorie “ con i suoi 15,7 km ma con una pendenza media dell’8,8% con punte proibite, paralizzanti. Quindi una discesa di 22 km fino alla linea d’arrivo.
Un tracciato di notevoli difficoltà tecniche
Anche il calore che l’asfalto sprigiona nel mese di luglio è un problema in più. L’assenza di vegetazione nell’ultimo tratto offre uno scenario spettrale. A ciò aggiungiamo il forte vento contrario e la diminuita pressione dell’aria e il quadro si completa. La prima volta che i ciclisti hanno conosciuto il “ Gigante di Provenza “ è stato nel 1951. Da allora è stato il palcoscenico di corridori leggendari come Gaul nel 1958, Poulidor nel 1965, Mercks nel 1970, Pantani nel 2000, Chris Froome nel 2013.
Nel 1967 la tragedia. Il britannico Tommy Simpson muore nella salita, a 2 km dalla vetta, lungo il versante di Bedoin. Arresto cardiocircolatorio. Troppa fatica, disidratazione. Diciamola tutta: poco prima aveva assunto sostanze dopanti. Una piccola lapide a bordo strada lo ricorda. Due anni prima a Lasarte ( Spagna ) aveva vinto il Mondiale su strada. Nel suo palmares anche il Giro delle Fiandre e una Milano-Sanremo. Era nato in un piccolo villaggio inglese della Contea del Durham. Il ciclismo non ha mai smesso di ricordarlo.