“Toro, una botta dopo l’altra. Tifosi, capisco la rabbia”

Chi è Claudio Sala? Al tifoso viene subito in mente un Toro vincente, come non è più esistito. Con quella maglia il “Poeta del gol” ha fatto tutto: è stato soprattutto uno dei simboli supremi del tricolore del ’76, ma anche un ottimo tecnico del settore giovanile. La cessione di Raoul Bellanova, inevitabilmente, ha scosso la sua anima granata. Claudio Sala, anche lei come qualsiasi tifoso del Toro è caduto dalla sedia sentendo della cessione di Bellanova? «Sì, è stato un vero fulmine a ciel sereno. Quest’anno noi dell’associazione degli ex giocatori stavamo valutando di premiarlo col “Pallone Granata”, che l’anno scorso venne consegnato a Buongiorno. Dovremo trovare un altro candidato. Mi dispiace molto, perché è un giocatore che nella passata stagione ha fatto la differenza. Ci ha fatto vedere grandi cose».

Prima Buongiorno, adesso Bellanova. Si può davvero ripartire dalle stesse ambizioni o è pura utopia? «Bisognerebbe che Cairo, per una volta, prima comprasse e poi vendesse. Io i tifosi li capisco: se cedi un giocatore come Bellanova, tu il sostituto lo devi trovare prima, non all’ultimo secondo. E serve un elemento di pari livello o almeno che potenzialmente sia equiparabile all’acquisto di Bellanova dello scorso anno. Pedersen è da scoprire, ma una cosa è certa: oggi parlare di Europa farebbe sorridere chiunque. L’occasione grande per andarci è stata gettata al vento nell’ultimo campionato».

E i tifosi? Che reazione si aspetta? «Li posso capire, perché un nuovo allenatore come Vanoli va sostenuto sul mercato. Non bisogna metterlo nelle condizioni di sbagliare o di avere alibi. Invece così il rischio che si corre è di complicare la vita a un tecnico che aveva dei piani e che se li è trovati stravolti dalla mattina alla sera. Mi aspetto una contestazione, ovviamente. Quando vedi certi pilastri partire, la gente si arrabbia: succede dappertutto o comunque nelle piazze passionali come Torino».

La gente deve aspettarsi un campionato difficile? «No, non emetterei sentenze adesso. Nel 1976 il mio Toro vinse un campionato in cui non era favorito, la stagione successiva lo perse da favorito. Non darei troppo credito al calcio d’agosto e in generale all’umore estivo. Certo, la cessione di Bellanova ridimensiona tante cose che avevo pensato sul Toro, soprattutto dopo la prestazione di San Siro. Non sarà facile ripartire, anche perché la piazza è sicuramente molto arrabbiata».

Come si ripresenta Cairo al cospetto della tifoseria dopo due cessioni così? «Bisognerebbe chiederlo a lui. Penso che chiunque si aspettasse la cessione di Buongiorno: non è stata una sorpresa, per questo forse è stato meno… lacerante attutire il colpo. Quella di Bellanova, invece, è una partenza che ha un sapore incredibilmente amaro perché è successo tutto troppo in fretta. Una botta dopo l’altra, insomma. Per i tifosi non è semplice ricominciare, anche perché stiamo parlando della cessione di due elementi davvero forti. Quest’anno Bellanova poteva crescere ancora a Torino, invece come al solito si rinforza l’Atalanta, maestra nella gestione del mercato. Ma il problema ancora più grande è un altro».

Ce lo spieghi. «Il Toro fa una fatica incredibile a scoprire giocatori che poi diventino dei campioni. Penso a quando il Napoli ha preso Kvaratskhelia per una decina di milioni: oggi vale sette volte tanto. Va via Bellanova: e il valore del sostituto? Contro l’Atalanta come si presenta domenica il Toro? Perché fatichiamo a scoprire talenti in giro per il mondo? Bellanova non è stato pagato poco la scorsa estate, non era un giocatore sconosciuto».

Da chi può ripartire questo Toro così indebolito? «Da Zapata, da lui sì. Ormai è il faro della squadra, il punto di riferimento. Con lui si può dormire tranquilli, quando il pallone arriva in area. Certo, bisognerebbe costruirgli un gruppo all’altezza del suo valore. Speriamo che i soldi incassati dalla cessione di Bellanova servano per qualche colpo da qui a fine mercato: volendo, c’è ancora qualche giorno davanti per sorprendere in positivo i tifosi».

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