Toro, il vantaggio inutile: quanti punti persi

TORINO – È forse peggio di una sconfitta per tre reti a zero che almeno non lascia l’amaro in bocca dell’illusione coltivata e tradita, questa perseveranza granata nell’effettuare sorpassi timidi e quasi mai determinanti. Si ferma all’eccezione di Marassi, un Toro che sappia portarsi in vantaggio e bene o male gestirlo per conquistare i tre punti. Almeno a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ora sorprendentemente secondo e affrontato alla pari dai granata, il crollo si è arrestato sul 3-3, ma prima contro Atalanta e Cagliari, quindi incredibilmente con la Lazio e appena l’altro ieri con l’Inter, sono arrivate soltanto sconfitte, nonostante il vantaggio. È il dibattuto problema di testa, quella fragilità germogliata all’inizio della scorsa stagione, fiorita nella serie terribile che ha raggiunto il punto massimo a Lecce (con l’esonero di Mazzarri) e che né la società, né il tecnico, né lo spogliatoio ha saputo più sradicare.

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Black-out collettivo

Quella sensazione di averla persa prima di giocarla di cui parlava Giampaolo, un atteggiamento magari inconscio che, al di là della bontà della prestazione (come contro Sassuolo, Lazio e Inter), a un certo punto avvolge mente e gambe dei granata consegnandoli all’avversario. È un immediato abbassarsi, tanto che le reti spesso arrivano dagli attaccanti e all’interno dell’area di Sirigu. È capitato con Sanchez e Lukaku, in precedenza con Caicedo e ancora Simeone: segno pure del fatto che a un baricentro che d’improvviso cala di 30 metri si lega un repentino black-out collettivo. Reso emblematico dalle dormite colossali compiute da Sirigu stesso o davanti al portiere medesimo: da Nkoulou o altri. […]

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