L’ex portiere della Nazionale inglese: «Joe è un buon numero uno però fa qualche errore di troppo. Non so se la sua esperienza in Italia gli servirà». Intanto sabato difenderà la porta dell’Inghilterratwitta
TORINO. Come si sa, non si può piacere a tutti. Meno che mai, poi, se fai il portiere, ruolo non così facile da leggere e decifrare. Del resto chi sceglie di giocare tra i pali e indossare la maglia di colore diverso rispetto ai compagni di squadra è perfettamente cosciente del fatto che non dovrà, nel corso della carriera, parare solo i palloni che gli pioveranno contro ma anche le critiche. E, a voler essere ottimisti, anche questo può essere un allenamento, perché forgia il carattere e aiuta a diventare più cazzuti. Certo, molto dipende dal carattere, per cui non tutti reagiscono alla stessa maniera, ma un portiere deve sapere che non c’è nessun giudice più giusto e obiettivo di se stesso per cui ciò che dicono, pensano o scrivono gli altri deve interessare soltanto fino a un certo punto.
Un esempio di come si debba saper “alzare le spalle”, l’ha dato recentemente Joe Hart portiere granata che, nella conferenza stampa per la sua presentazione, a chi gli chiedeva cosa pensasse del giudizio poco lusinghiero nei suoi confronti espresso dall’ex centrocampista Souness rispose: «E’ giusto che ognuno possa avere al propria opinione. Io la rispetto ma penso altro». E in effetti la statura di un portiere si giudica anche dalla capacità di gestire queste situazioni extracampo. Ora gliene capita un’altra. Perché l’altro giorno Peter Shilton, portiere della nazionale inglese dal 1970 al 1990, ha parlato dell’estremo difensore granata: «Già prima degli Europei pensavo che Hart non fosse un portiere così forte come tanta gente pensava. Tuttavia è comunque un buon portiere, commette qualche errore di troppo, ma ha giocato anche ottime partite. E’ sicuramente un talento naturale per la porta…»
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