Toni: “Cristiano Ronaldo? Mi aspettavo di più…”

Un successo Mondiale

(Photo by Ben Radford/Getty Images)
(Photo by Ben Radford/Getty Images)

È stato l’uomo giusto al momento giusto, ma nessuno nasce imparato: per esserlo serve lavoro, sacrificio e amore. Luca Toni ha segnato ovunque e in tutti modi possibili: tante volte sul più bello è sbucato il suo piedone, ma spesso per fare la differenza ci ha messo la testa, dall’alto dei suoi 193 centimetri. La doppietta all’Ucraina ai quarti di finale del Mondiale 2006 ne è la dimostrazione: primo gol con capocciata su traversone dalla sinistra di Totti, tap-in di sinistro facile facile su assist di Zambrotta. A Berlino è entrato nella storia del calcio, col Bayern Monaco ha allargato i suoi orizzonti, a Roma invece gli è sfuggito quello Scudetto che non ha mai vinto. Quando molti lo davano per finito si è regalato una seconda giovinezza a Verona, dove si è ritirato tre primavere fa. Il calcio non vede l’ora che ritorni protagonista, ma Toni non ha fretta. Per scegliere che cosa fare si affiderà come sempre alla sua formidabile testa.

Luca, le manca giocare?
Ho fatto il lavoro più bello del mondo: ho giocato davanti a tante persone, mi sono divertito e ho cercato di far divertire i tifosi. Però era arrivato il momento di smettere. Non mi manca neanche più di tanto giocare perché so che non potrei più reggere il ritmo di un campionato importante come quello di Serie A o di quelli stranieri. Stare senza calcio non è difficile se smettere è stata una tua decisione. Ho avuto la fortuna di giocare fino a quarant’anni e di essere protagonista quasi fino alla fine della mia carriera. Mi ero rotto il ginocchio di nuovo e avevo qualche problema… Per me sinceramente smettere non è stato drammatico.

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Lei ha lasciato dopo Verona-Juve del 2016: che cosa ricorda di quella sera?
Le emozioni che ho provato la sera in cui ho smesso non sono facilmente ripetibili perché è un misto di gioia e di tristezza allo stesso tempo: è stata una serata che mi porterò nel cuore per tutta la vita. Mi ritornano ancora in mente quelle sensazioni bellissime…

(Photo by Dino Panato/Getty Images)
(Photo by Dino Panato/Getty Images)

Nel corso della sua carriera lei ha mai pensato al ritiro?
Nel calcio finché servi ti chiamano tutti, quando non servi più non ti chiama nessuno. Quando sono tornato da Dubai tutta l’Italia mi aveva dato per finito… Mi ha chiamato la Fiorentina: da loro doveva arrivare Berbatov, poi non è successo e sono ritornato. Alla fine della stagione 2012-13 Montella mi ha proposto di iniziare una nuova vita da allenatore: la società voleva che cominciassi un percorso con loro, ma c’ero rimasto male perché volevano spingermi a smettere. Per fortuna il Verona mi ha voluto e ho fatto altri tre anni lì: se non ci fosse stata quella offerta, sicuramente avrei smesso perché non mi voleva nessun’altra squadra. Dopo Verona sono stato io a decidere il mio futuro.

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Lei ha vinto la classifica marcatori col Verona 2014-15 (22 gol come Mauro Icardi, ndr): a Quagliarella è successa la stessa cosa con la Samp? Si aspettava Cristiano Ronaldo capocannoniere?
Fabio ha fatto il suo record di gol in età avanzata: non da vecchietto, ma da meno giovane diciamo… Sono contento per lui perché vincere la classifica marcatori è qualcosa di bello che rimane e che lascia il segno nella carriera di un calciatore e nella storia del campionato. A inizio stagione mi aspettavo Ronaldo come capocannoniere, un po’ come tutti: pensavo che avrebbe fatto qualche gol in più, però davanti a sé ha trovato Fabio che ha fatto grandi cose.

(Photo credit should read PASCAL PAVANI/AFP/Getty Images)
(Photo credit should read PASCAL PAVANI/AFP/Getty Images)

Lei ha vinto il Mondiale 2006: le ha dato fastidio che l’Italia intera sia salita sul carro del vincitore dopo aver criticato la squadra per Calciopoli?
No, anzi queste sono le cose belle del calcio. Vedere gente che prima ti insulta perché non vuole che tu vada al Mondiale e poi cambiare idea e abbracciarti un mese dopo è una soddisfazione. Ci hanno aspettato a Roma con le Frecce Tricolori quando siamo tornati dalla Germania… Penso che questo sia il bello del calcio e che faccia parte del nostro lavoro. Aver sentito tante cose brutte è stato un stimolo in più per fare meglio e ottenere bei risultati.

Si aspettava un crollo simile della Nazionale dopo quel Mondiale?
Sicuramente no, ma significa che si è sbagliato qualcosa. Dopo quel Mondiale ci siamo fermati e non abbiamo più investito sul settore giovanile. Penso che ci sia poco spazio per gli italiani nelle squadre italiane importanti. Ci sono tanti giovani bravi che possono riportare la Nazionale in alto. L’Italia deve ritornare lì perché non esiste tutto quello che è successo di recente: non andare al Mondiale è una follia, ma lo è anche farlo e uscire subito ai gironi.

C’è qualche giovane italiano che le piace in particolare?
Chiesa sta facendo molto bene, anche se quest’anno è stata un’annata un po’ difficile, ma secondo me ha grosse potenzialità. Anche Zaniolo ha fatto vedere grandi cose e gioca in una piazza che non è facile: Roma è molto umorale, ma se riesce a venire fuori da lì significa che ha davvero tutte le qualità per diventare un giocatore top.

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