Togli il blu, metti il rosso: da “one man show” a leader, ecco come è cambiato Ibra

Tre scudetti e più di mezzo gol a gara in nerazzurro, ma soltanto nel secondo periodo milanista Zlatan fa crescere anche i compagni ed è diventato trascinatore di un gruppo

L’ego è rimasto grande come San Siro, ma lo Zlatan Ibrahimovic milanista è molto cambiato rispetto a quello interista. Allora in Italia vinceva titoli, a volte risolveva le partite da solo, ma non dava la sensazione di essere un uomo squadra capace di elevare il livello dei compagni. Dopo aver fatto vincere al Milan lo scudetto 2011 – l’ultimo prima del monopolio Juve -, Ibra nel gennaio 2019 è tornato in rossonero sapendo che alzare un trofeo sarebbe stato un Everest, ma cambiando subito la faccia al mondo Milan. Un po’ come l’Expo, nel 2015, ha cambiato faccia a Milano dandole il propellente per diventare una città internazionale.

Emblema diluvio

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Ibra arriva all’Inter dalla Juve – come Vieira – nel 2006, sull’onda dell’effetto Calciopoli che faciliterà il ciclo nerazzurro sull’asse Mancini-Mourinho. In tre stagioni mette insieme 117 presenze con 66 gol, di cui 88 (57 reti) in campionato, 22 (6) nelle Coppe europee e 7 (3) tra Coppa Italia e Supercoppa. In bacheca gli restano tre scudetti, due Supercoppe. La parola “Coppa” resta indigesta, quello internazionale è un tallone d’Achille di tutto il club, quella nazionale l’Inter la vince l’anno prima dell’arrivo di Zlatan e i due successivi. Coincidenza? Forse, ma resta il fatto che quando nel 2009 Ibra – al primo mal di pancia ispirato da Mino Raiola – decide che vuole vincere la Champions e sceglie il Barcellona, il destino diventa un boomerang. L’Inter dopo 45 anni torna sul tetto d’Europa, eliminando proprio il Barça di uno Zlatan che gira a vuoto. I tifosi insomma dimenticano in fretta l’uomo che, tra magie, acrobazie e spallate, sapeva vincere le partite da solo. Emblematico il match del maggio 2008 a Parma. L’Inter all’ultima giornata è virtualmente sorpassata dalla Roma, sotto il diluvio del Tardini entra Ibra (reduce da un’operazione all’inguine, la pubalgia non risparmia neanche gli dei…) e con due gol risolve la pratica.

Il Milan bis

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Dopo il primo biennio milanista (2010-2012), Ibra gioca con Psg, Manchester United ed LA Galaxy. Torna in rossonero nel gennaio 2019, a 37 anni. Lo fa con grande umiltà, con meno sbruffonate ma lo stesso ascendente sui compagni. Il fisico è ancora al top, perché Ibra è fuoriclasse anche nella professionalità e la maniacalità negli allenamenti è pari all’autostima. L’esperienza sopperisce dove non riesce qualcuno dei vecchi colpi ad effetto, lui si adegua, spreme i compagni in allenamento, ma in campo non li manda a quel paese come gli succedeva prima, quando faticava ad accettare che gli altri non fossero alla sua altezza. Il giovane Milan lievita attorno al totem svedese e trova nuove sicurezze. Il derby del 9 febbraio sembra quello giusto per tornare a vincere dopo qualche anno. Invece anche Ibra si deve arrendere alla superiorità nerazzurra. Dopo il lockdown, i rossoneri battono tutte le big. Tranne una. L’avversario di oggi. Una sfida perfetta per dio Ibra.

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