Tiago Pinto: “Dzeko ora non è il capitano della Roma”

Sulla situazione Dzeko. 
“Non voglio certamente sfuggire alla questione. È stato detto e scritto molto sulla questione, ma i club vivono con le dinamiche di una familia e questi risolvono i problemi. E se ne esce più forti. Edin è un grande professionista e giocatore con un grande carisma, Fonseca è un leader del nostro progetto sportivo. Ha svolto un ottimo lavoro alla Roma ed è la persona alla quale abbiamo affidato il nostro futuro immediato e a medio termine. Negli ultimi giorni abbiamo avuto delle riunioni volte a rafforzare questo sentimento di fiducia reciproco: sono riunioni da cui siamo usciti felici e fiduciosi di uscire con dei successi. Dobbiamo concentrarci sul bene collettivo della Roma, ben più importante degli interessi dei singoli. La fascia? Sono convinto che un club debba reggersi sulla disciplina e le regole: Dzeko non è il capitano della squadra. Per il futuro lavoreremo nell’interesse della Roma ed Edin sarà il primo a lavorare su questo”. 

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Il rinnovo di Pellegrini?
Ci tengo a ricordare che è stato l’unico calciatore del quale ho parlato individualmente nel corso della mia prima conferenza stampa. Tutti nel club, da Dan e Ryan a me e il mister, riteniamo che rappresenti i valori del nostro progetto: un giocatore giovane, forte, dal grande futuro e con un grande attaccamento al club. Al tempo stesso è un team worker, dedito al lavoro. Siamo ottimisti, a breve ci rivedremo con il suo agente. Contiamo di risolvere tutto. Per quanto riguarda il mercato, sono una persona ambiziosa e esigente con se stessa. Riguardo l’arrivo di El Shaarawy e Reynolds ritengo siano due giocatori importanti, che possono aiutare la squadra a diventare più forte da qui al termine della stagione. Abbiamo lavorato arduamente per trovare soluzioni in uscita anche per i giocatori meno felici, che stanno giocando meno. Purtroppo queste situazioni per un motivo o per un altro non si sono concretizzate: è un punto, questo, che non può lasciarmi soddisfatto con me stesso”.

Se la Roma non entrasse in Champions sarebbe costretto a vendere qualche big?
“Rispetto la domanda, ma oggi siamo a febbraio e questa domanda ci proietta alla fine della stagione. Non sono in grado di fare previsioni. Siamo tutti impegnati nel cercare di costruire una mentalità basata sulla quotidianità, sul conquistare sempre i tre punti e conquistare gli obiettivi a fine stagione. La nostra priorità va alla prossima partita”.

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Le situazioni di Pastore, Fazio e Santon?
“Nella nostra esperienza sia nel calcio che nello sport è normale che un giocatore se non gioca non è felice. Insieme agli agenti dei giocatori abbiamo provato a cercare delle soluzioni che permettessero di conciliare gli interessi della Roma e dei giocatori: non si sono concretizzate. il mercato adesso è chiuso, siamo una famiglia e tutti lavoreremo al meglio per l’interesse della Roma”. 

A prescindere dal posizionamento della Roma può garantire che Fonseca sarà l’allenatore della Roma anche il prossimo anno?
Innanzitutto voglio chiarire che tutte le notizie circolate rispetto a riunioni con altri allenatori non corrispondono al vero, sono bugie. Nulla di tutto ciò è mai successo. Sia la presidenza che io siamo molto soddisfatti di Fonseca, con cui lavoriamo per il presente e il futuro della Roma. La mia relazione con Paulo è molto buona: il mister non è distratto da queste voci, pensa solo alla gara sabato e alle prossime partite”.

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È deluso dal comportamento di Fazio e Juan Jesus, esclusi dalla lista Uefa?
“Nella lista Uefa potevamo inserire solo 22 giocatori: con due acquisti siamo stati costretti a togliere altri giocatori. È stata una scelta che compete lo staff tecnico. Sui conti non possiamo nasconderci, il Covid ha creato problemi e costretto i club a trovare nuove soluzioni. Non spetta a me essere deluso da determinati comportamenti: ho lavorato con gli agenti per cercare soluzioni, ne avevamo trovate ma non si sono concretizzate. Adesso lavoriamo tutti insieme per il bene della Roma”. 

Come è nata la trattativa Sanchez-Dzeko?
“Vorrei far mie le parole di un dirigente esperto come Marota. Tutto ciò che ha detto corrisponde al vero. Ho incontrato Ausilio a Milano, lo stimo molto ed è stato cordiale. Abbiamo parlato di diverse questioni ma non siamo mai entrati in una vera e propria trattativa. L’umore dei tifosi? Ritgengo che la grandezza di un club dipenda anche dalla grandezza dei tifosi, e questo è un fatto che rispetto e ammiro molto. Le decisioni che dobbiamo prendere vanno nell’interesse del club e devono corrispondere alle strategie dalla proprietà”. 

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La società chiederà a Fonseca di far giocare Dzeko? Chi ha deciso sulla fascia da capitano tolta al bosniaco?
“Sono due questioni diverse. La prima attiene alla strategia del futuro del club, l’assegnazione della fascia coinvolge il mister e la società: sarà sempre una decisione condivisa. Sulle scelte tecniche il mister ha la massima autonomia, sceglie lui giocatori e sostituzioni: non c’è influenza da parte della società”.

Non arriveranno altri dirigenti?
“Si confermo. Io sono il responsabile di questa area a stretto contatto con Dan e Ryan. Adesso devo concentrarmi sulla struttura che ruota attorno al club. Ci sono delle aree come la segreteria sportiva e altre aree che andranno rafforzate per creare una struttura più solida”. 

Mkhitaryan vi ha comunicato di voler esercitare l’opzione del rinnovo?
“È  un calciatore molto importante per noi. Mkhitaryan è anche un professionista eccellente, è un esempio per tutti e può essere un elemento molto importante nel progetto per far crescere i giovani. Può esprimersi sulla questione del rinnovo e non mi aspetto problemi: ci vedremo con l’agente a breve per risolvere la questioni. Sono sicuro che tutti vorranno continuare insieme”. 

Alti i costi per mantenere alta la competitività: andrete avanti con la strada portata avanti dalla vecchia proprietà?
“Non voglio parlare delle scelte della precedente proprietà. Nel passato c’è stata una gestione con un proprio orientamento strategico e sono stati ottenuti determinati risultati: le valutazioni le lascio a voi. Dal primo giorno con Dan e Ryan ci siamo seduti e abbiamo parlato, abbiamo concordato sul fatto che il denaro non è tutto. Questa non è una corsa a chi spende di più, ma dobbiamo essere rigorosi e disciplinati sulla spesa. Siamo disposti a spendere e a fare investimenti, ma l’importante è come vanno investiti. Dobbiamo avere la consapevolezza di aver preso i calciatori giusti per rendere la Roma competitiva e vincere titoli. Mi sembra che questo mercato di gennaio abbia lanciato un segnale molto preciso e un buon esempio di quello che intendiamo fare. nonostante le difficoltà di questo mercato abbiamo preso due giocatori che corrispondono al profilo del nostro progetto”. 

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Quanto ha inciso la sua voglia di prendere subito Reynolds?
“È un calciatore che abbiamo preso per i prossimi anni e non per giocare sabato contro la Juventus. Crediamo molto in lui, non mi preoccupa se sarà a disposizione per la prossima partita. Sono molto felice di questi acquisto, so la quantità e la qualità dei club che aveva mostrato interesse nei suoi confronti. Reynolds è un giocatore dall’elevato potenziale nonostante sia giovane. Ha caratteristiche offensive molto interessanti: deve migliorare dal punto di vista difensivo, ma è arrivato nel campionato giusto. Abbiamo in mano un gioiello che dobbiamo raffinare”. 

El Shaarawy voleva tornare alla Roma: questo è un parametro su cui vi basate per prendere i giocatori?
“Una delle sfide che abbiamo nello scouting è individuare anche le caratteristiche psicologiche ed emozionale dei giocatori. La motivazione e la felicità di un giocatore è importante ai fini dell’ambientamento. Stephan e Bryan hanno deciso di abbracciare il progetto con grande entusiasmo. El Shaarawy ha fortemente voluto tornare alla Roma, e senza la sua volontà sarebbe stato difficile concretizzare questo trasferimento”. 

Che impatto ha avuto con la realtà romana?
“Non nascondo che mi sono sentito a volte come il personaggio di Voltaire che come si muoveva faceva succedere qualcosa… Parlando seriamente, sono stati mesi difficili ed esigenti. Sono arrivato in un nuovo Paese e in un nuovo club, con una nuova lingua. Ho potuto godere della fiducia che i proprietari mi trasmettono in ogni momento e avvalermi della competenza delle persone con cui collaboro quotidianamente. In questo club c’è grande potenziale per costruire una struttura ancor più vincente: ora potrò dedicarmi a svilupparla e modificare i dipartimenti che potranno rendere più forte la squadra”.

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