Theo segna su rigore, Maignan decisivo al 96′: brutto Milan, ma la Fiorentina si arrende

Il francese si guadagna e trasforma il penalty decisivo, i viola reagiscono ma non sono incisivi sottoporta e sbattono sugli interventi decisivi del francese, l’ultimo su Mandragora in pieno recupero

Marco Pasotto

25 novembre 2023 (modifica il 26 novembre 2023 | 00:06) – MILANO

Non è grazie a vittorie come questa – brutta, sporca – che una squadra viene ricordata, ma è grazie a questa partita se il Milan ha appena scritto una pagina di storia: il club rossonero, per un po’ di tempo, potrà vantarsi di aver fatto debuttare il giocatore più giovane nella storia della Serie A: benvenuto fra i grandi, Francesco Camarda. A 15 anni e 260 giorni. E’ la notizia più bella della serata e accompagna splendidamente un successo che di splendido, in chiave rossonera, ha decisamente poco. Brillano più che altro i tre punti, vitali per restare in scia scudetto e per ritrovare una vittoria che in campionato mancava da oltre un mese e mezzo (7 ottobre). Un successo che è un buon genere di conforto anche in vista della sfida decisiva di Champions col Dortmund di martedì. Per altre buone notizie, prego ripassare: il Diavolo era incerottato e poco sciolto nella testa e nelle gambe, e si è visto. Ma è comunque riuscito a tenere a bada – con un rigore di Hernandez – una Fiorentina che fallisce l’aggancio ai rossoneri e si mangia le mani per gli ultimi venti minuti di partita trascorsi in piante stabile nell’area milanista senza riuscire a infilare Maignan.

LE SCELTE

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Le uniche riflessioni di formazione che Pioli si è potuto concedere erano a centrocampo. Scelta caduta su Musah (squalificato in Champions), l’onnipresente Reijnders (davanti alla difesa) e Pobega. Il resto è stato tutto, troppo obbligato, specialmente davanti: spazio al tridente arrivato dal mercato estivo con Chukwueze, l’ex Jovic e Pulisic dirottato a sinistra sulle orme di Leao. Poi difesa tipo e in panca età media decisamente green tra Nava, Bartesaghi, Simic e il 2008 Camarda. Italiano ha risolto il grande dubbio di vigilia in attacco a favore di Beltran, ristabilito dai guai al costato. Al centro della trequarti l’ex Bonaventura con Sottil preferito a Brekalo sulla sinistra. Premessa: il primo tempo è stato di una bruttezza vergognosa. Altro che la sfida giochista Pioli vs Italiano. Quarantacinque minuti di noia quasi assoluta, e infatti il gol rossonero è arrivato in un recupero che aveva l’aspetto di un castigo agli occhi del Meazza. E invece è stato lì che si è acceso Jovic per la prima volta, e l’ha fatto con una luce potente: filtrante verticale sulla corsa di Hernandez, Parisi in ritardo che lo stende in area e rigore senza se e senza ma trasformato dallo stesso Theo.

RITMI BLANDI

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Esultanza senza sorriso. Forse perché il francese quest’anno non sta carburando, appare spesso come senz’anima. O forse perché c’era ben poco da sorridere fino a quel momento e, in generale, a vedere questo Milan. Spento, abulico, senza idee, non proprio l’atteggiamento che ti aspetti da chi ha portato a casa due punti nelle ultime quattro uscite. Un Diavolo adagiato su ritmi dopolavoristici con l’ottima compagnia di una Fiorentina a cui evidentemente andava benone così. Sì, Jovic ha dato un piccolo saggio di cosa possono disegnare i suoi piedi e allora viene ancora più rabbia nell’osservare le condizioni generali del serbo: non presentabile, ora come ora (ma siamo a fine novembre: quanto tempo occorre per trovare la gamba?), a certi livelli. Medesimo discorso per Chukwueze, imbarazzante nella gestione della palla in alcuni momenti del primo tempo. Gli unici a metterci qualche idea encomiabile sono stati Pulisic e Reijnders: sul taccuino rossonero restano un destro di controbalzo del nazionale Usa e un colpo di testa di Pobega sui quali Terracciano sforna due interventi di alto livello. E la Viola? Si è infilata alternativamente su entrambe la fasce con Gonzalez – ispirato nonostante la fresca trasferta intercontinentale – e Sottil, ma è stata per lo più leggibile. Anche lei poco cattiva e davvero pericolosa solo una volta con Gonzalez (sinistro a giro alto di poco).

DIGA

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Il gol ha rianimato il Milan, che è rientrato in campo nella ripresa più sciolto nelle gambe e nella testa, ma è stata una transizione tatticamente svagata, che ha aperto autostrade frequenti ai toscani. Nei primi cinque minuti Terracciano ha di nuovo protetto molto bene la sua porta (testa del redivivo Chukwueze, migliorato nella ripresa) e Beltran si è sporcato indelebilmente la coscienza sbagliando il controllo a tu per tu in solitaria con Maignan. Al quarto d’ora Pioli ha tolto Pulisic per Loftus-Cheek in modo da irrobustire la diga in mezzo al campo, ma il Milan – un po’ per scelta e molto per necessità – ha accettato praticamente un unico piano gara: difendersi e ripartire, possibilmente con velocità. Questo ha significato ritrovarsi la Fiorentina in area parecchie volte e, allo stesso tempo, qualche corridoio interessante in ripartenza. Lussuoso quello servito da Hernandez a Jovic, messo a tu per tu con Terracciano: il colpo del potenziale k.o. si è infranto – malamente e colpevolmente – sulle gambe del portiere viola. Jovic ha concluso la sua partita al minuto 82 e 54 secondi. La tacca sul cronometro che Camarda non dimenticherà mai, entrato con l’ovazione di tutto lo stadio. E ovazione finale anche per Maignan, che nel finale ha salvato un gol fatto su Mandragora. L’assedio viola è stato feroce, ma non ha bucato il muro rossonero.

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