Test in coppa, poi l’Europeo: l’Italia vuole riaprire seguendo il modello inglese

Wembley con 10 mila tifosi a maggio in FA Cup, a giugno pieno per le nazionali. Figc: l’obiettivo è il 30 per cento

S. Boldrini – V. Piccioni

24 febbraio – Milano

Fare come gli inglesi? La domanda attraversa la filosofia del piano vaccinale, ma atterra pure sul calcio. E sì perché Londra, forte dei 18,5 milioni di dosi somministrate, e della speranza di arrivare a coprire tutta la popolazione adulta entro il 31 luglio, ha tirato giù la sua road map anche per la riapertura al pubblico degli stadi, arricchita ieri da un ulteriore obiettivo: la finale di Coppa d’Inghilterra del 15 maggio con 10 mila persone sugli spalti, test delle misure Covid e della nuova area di Wembley, in vista dell’Europeo. L’Italia, alle prese con le varianti e decisamente più indietro quanto a vaccini (ieri un’altra mazzata con i tagli annunciati da AstraZeneca), deve essere più prudente. Ma l’idea, per ora solo sussurrata, è di considerare proprio la finale di Coppa Italia, altra similitudine, del 19 maggio come un test match per una riapertura al pubblico per l’Europeo, nell’ordine del 25-30% secondo Gabriele Gravina. Da qui la possibilità che si concordi con l’Uefa di consegnare lo stadio tre giorni più tardi per far disputare la finale Atalanta-Juventus a Roma. Uefa che ieri ha intanto cancellato i campionati continentali maschili e femminili Under 19.

Obiettivo 90 mila

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A Londra, comunque, si corre. La Gran Bretagna è la prima nazione europea a annunciare una road map per superare l’emergenza virus. La chiave di questo rapporto si può riassumere in tre parole: vaccinazione di massa. Tre parole che hanno portato a immaginare una riapertura con 10 mila persone dal 17 maggio (o dal 15 se la richiesta per la Coppa d’Inghilterra sarà accolta) negli impianti più grandi e a un quarto della capienza in quelli minori. Per poi, a Wembley, arrivare per l’Europeo a 90 mila persone. Il “sold out” potrebbe riguardare Repubblica Ceca-Inghilterra (22 giugno), l’ultima sfida del girone eliminatorio, con ingresso libero a tutti quelli che avranno effettuato il richiamo della seconda dose. Anche in Italia, l’idea di riaprire agli “immunizzati” magari con il ritorno alla quota mille, potrebbe fare da apripista all’Europeo.

Lo “sconto”

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Il piano illustrato da Boris Johnson prevede quattro fasi, con date già fissate: 8 marzo, 12 aprile, 17 maggio, 21 giugno. Le ultime due interessano il calcio. La federazione inglese vuole ottenere uno “sconto”, anticipando di due giorni — il 15 maggio — l’apertura di Wembley, per verificare gli effetti della mobilità — il trasporto pubblico è la cosa che preoccupa di più — e anche per testare la nuova struttura di accesso, la cosiddetta “Scala Olimpica”. Il progetto è però più ambizioso: organizzare in Inghilterra l’intero torneo, con il fiore all’occhiello della vaccinazione di massa e una road map in netto anticipo rispetto al resto dell’Europa. Qui, però, le strade si dividono. Perché Gabriele Gravina non ci sta ad arrendersi. Anche l’Italia ha la sua road map: il 5 aprile sciogliere definitivamente tutte le riserve nel vertice Uefa con i diversi Paesi organizzatori, poi una serie di test, infine l’obiettivo di un’Italia-Turchia con lo stadio pieno per quasi un terzo. Modello inglese sì, ma pure a Roma.

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