Talismano Arthur: la Juventus perde quando non c’è

Il brasiliano ora è in condizione e Pirlo gli ha trovato un ruolo da mezzala. Mancava con Barça, Fiorentina e Inter

Quando arrivò al Barcellona, lo presentarono come il “piccolo Iniesta”. L’etichetta, come sarebbe successo per quasi chiunque, si rivelò un po’ blasfema: il tocco c’era, la voglia di giocare il pallone anche, ma il brasiliano tira solo se costretto e in generale Don Andrés era un’altra cosa. Arthur però non fu schiacciato dalle attese: pian piano si prese il Barça. A Torino è arrivato con il peso di quella quotazione “monstre” da 72 milioni e con la necessità di prendere in mano un reparto alla ricerca di un regista. In più, come ripete spesso il suo allenatore, all’approdo a Torino le condizioni fisiche erano quelle che erano, e dopo sono subentrati altri problemi fisici. Dopo la Supercoppa col Napoli, però, l’impressione è che Melo possa prendersi anche la Juve. O almeno che la squadra di Pirlo avrebbe un gran bisogno del miglior Arthur, per guadagnare in pericolosità e idee nella metà campo offensiva.

Superando i difetti

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Intanto, si parte da un dato che potrebbe essere una coincidenza, ma probabilmente non lo è: nelle tre sconfitte stagionali contro Barcellona, Fiorentina e Inter, il brasiliano rivelatosi nel Gremio non c’era. Eliminiamo la gara coi viola, che prese una piega sbagliata in 18 minuti: nelle altre due la Juve si è mostrata impotente, lenta, bloccata a centrocampo. Arthur, quello vero, può servire a evitare che l’impasse si ripeta. A Reggio Emilia ha mostrato segnali incoraggianti, che vanno ribaditi trovando la tanto agognata continuità. Pirlo gli ha ritagliato il nuovo ruolo di mezzala, lui ha provato a iniziare a cancellare due delle critiche ricorrenti del suo inizio torinese. La prima è legata all’impressione di una mobilità limitata, di meno quantità rispetto ai compagni di reparto: qui gli viene in soccorso la tecnologia, nelle ultime gare giocate è sempre nei primi posti nella classifica dei chilometri percorsi. L’altro limite sembrava legato alla natura dei passaggi completati (il numero, alto, non è mai stato in discussione): gli si imputava una certa orizzontalità, quasi un rallentare la manovra piuttosto che accenderla. Contro il Napoli invece è stavo bravo a trovare spesso l’uomo fra le linee, con filtranti in verticale. Sono stati almeno una mezza dozzina, non sempre hanno portato a sviluppi pericolosi (poi tocca a chi riceve), ma sono fondamentali per innescare il potenziale offensivo, che resta alto, e per scardinare difese chiuse.

Lo stesso trio

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Contro il Bologna, squadra che ama costruire e aggredire senza palla, il centrocampo è atteso a un altro test per dimostrare che i dubbi di inizio campionato possono essere archiviati. Anche per questo Pirlo è intenzionato a riproporre lo stesso terzetto, con Bentancur (botta riassorbita) a dare equilibrio e fare da “spalla” al brasiliano e McKennie a cercare spazi fra le linee e inserimenti, partendo da destra. Per Arthur, che oggi anche a livello personale si è completamente ambientato a Torino, dopo aver lasciato Barcellona a malincuore, può essere il momento di togliersi dalle spalle il peso con cui era arrivato, per spiccare il volo.

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