Tacopina: “Voglio portare il Catania in alto. Palermo? Non so chi siano”

Joe Tacopina si è preso il Catania dopo una trattativa lunga, difficile e piena di ostacoli. L’avvocato newyorchese sarà il primo presidente straniero della storia del club etneo e approda alle pendici dell’Etna con l’obiettivo di riportare il club dell’Elefante a grandi livelli, in Serie A. Per questo ho preso dei grandissimi professionisti: in C verrà Giovanni Gardini che è stato a Inter e Lazio, e Dante Scibilia che probabilmente sarà un financial advisor, che è stato il dg di Tacopina a Venezia. Poi ci saranno altre persone, come un direttore commerciale e altre figure importanti. Sarà un team da Serie A quello di Tacopina, la categoria che l’avvocato ha promesso di raggiungere in breve tempo. Joe dovrebbe sbarcare a metà gennaio a Catania per mettere nero su bianco sul contratto e cominciare la sua quarta tappa calcistica in Italia. Dopo la parentesi nel board della Roma di Di Benedetto e Pallotta, il Bologna  nel 2014 poi il Venezia a fine 2015 acquistato dall’imprenditore della Pennsylvania, James Daniels e adesso il Catania. Joe Tacopina trascorre negli Stati Uniti diciotto-venti giorni al mese ma promette nella lunga intervista concessa a Itasportpress.it che sarà onnipresente nella vita del club rossazzurro. L’italiano è ancora un territorio da esplorare, l’interlocutore preferisce l’inglese e ne ha di cose da dire.

A gennaio sarà il primo presidente straniero nella storia del Catania. Felice ed emozionato già adesso?

“Sì, assolutamente. Non solo sono contento ed eccitato ma sono davvero onorato. Il Catania è uno dei più grandi e importanti club in Italia. Una società storica anche per l’ambiente con tifosi incredibili che mi hanno accolto benissimo. Poi c’è un significato importante perché mia madre è nata in Sicilia (a Montelepre ndr.). Voglio portare il Catania nel posto che merita, ai giorni gloriosi e anche oltre i risultati già ottenuti“.

Qual è il suo sogno da presidente del Catania?

“Ovviamente vincere qualcosa. Il mio sogno è di fare qualcosa di spettacolare e davvero importante col Catania. Ma per farlo dobbiamo prima vincere la Serie C, passare in Serie B e vincerla e poi andare in Serie A per fare qualcosa di importante“. E ancora: “Per fare questo, però, non dobbiamo pensare di arrivare in Serie A per poi retrocedere in B subito. Dobbiamo rimanerci stabilmente e fare qualcosa di importante. Il mio sogno è che il Catania sia di nuovo uno dei team più rispettati del calcio italiano“.

Senza entrare nei dettagli ma dall’accordo con la Sigi vi siete presi delle garanzie relativamente ad alcune transazioni con il Comune di Mascalucia e l’Agenzia delle Entrate. Pensava che l’operazione di acquisto potesse saltare?

“Ovviamente tutto era possibile, anche se mi sembrava improbabile che l’affare potesse saltare. Avevamo già un accordo certo con Sigi e con i loro massimi rappresentanti. Ovviamente era un affare complesso con tanti dettagli da sistemare come le questioni del debito. Ma le possibilità che saltasse erano basse. Io e Giovanni Gardini siamo già in contatto con la parte sportiva del club per pianificare il futuro. Non vedo l’ora di portare il Catania in alto“.

Quante volte al mese verrà a Catania?

“Come negli altri miei progetti come ad esempio a Bologna, ho passato molto tempo nelle varie città. Probabilmente passerò il 50% del mio tempo a Catania, qualcosa in più o qualcosa in meno. Sarò in città molto spesso e sarò circondato da tante persone che lavoreranno con me”.

Catania è come la sua Brooklyn, non è sofisticata come Bologna o Venezia …

“Direi di sì, si può paragonare a Brooklyn. La gente è molto passionale ma allo stesso tempo tosta e sofisticata. Ci sono molte brave persone a Catania, ricche di calore e affetto. Davvero con tanta passione che mi fa sentire a casa”.

Nell’accordo con la Sigi si legge che potrà fare calciomercato a gennaio. Quanto investirà a gennaio?

“Ovviamente non parlerò di numeri, ma questo progetto richiederà l’investimento di tanto denaro per raggiungere la categoria promessa. I piani per il mese di gennaio sono già decisi. Ci sono state delle chiamate per alcuni accordi di massima che verranno finalizzate nel corso del mese di gennaio”.

Cosa c’è di diverso nel progetto Catania rispetto a Bologna e Venezia?

“La differenza sta nel potenziale. Il Catania ha un potenziale incredibile. Non solo per i tifosi, ma ha uno dei migliori impianti sportivi in Italia se non il migliore. E ancora, ripeto, i tifosi. Potrebbero davvero essere importanti in termini economici. C’è il Massimino che può davvero portare un numero elevato di persone e quindi di denaro (da botteghino ndr). Poi ci sono anche le altre città vicine come Siracusa che sono bellissime e possono attirare molti investimenti tra calcio e turismo. Ci sono tante possibilità non solo a Catania ma in tutta la Sicilia anche dal punto di vista turistico. In Nord America ci sono tanti siciliani che possono essere interessati”.

Il derby con il Palermo è una partita che vale solo tre punti?

“Chi è il Palermo? (ride…) Non sono sicuro di chi siano… Per noi tutte le partite saranno da tre punti”.

C’è grande entusiasmo a Catania, si emozionerà quando vedrà in curva lo striscione “Tacopina uno di noi”?

“Mi è già capitato di vedere lo striscione (a Roma ndr). Per me è qualcosa di speciale. Non ho bisogno che i tifosi facciano una cosa così per me. L’importante è che apprezzino il nostro lavoro e quello della squadra. Conoscono i tifosi catanesi e la gente di Catania. Ho bisogno che ci supportino e che siano felici del nostro operato e di quello che faremo”.

Ha passato i primi anni della sua vita a Brooklyn, crescendo in Amboy Street, la stessa strada in cui Mike Tyson ha vissuto da bambino. Quindi non ha paura di perdere la sua scommessa a Catania… 

“In effetti sono cresciuto a Brooklyn e non conosco la paura. Vivere lì mi ha, diciamo così, tolto ogni paura. Quindi, no, non ho paura di fallire a Catania. Allo stesso tempo non voglio che si pensi che non farò attenzione a tutto solo perché sono senza paura. Non sarò un incosciente”.

Joe Biden è stato eletto 46 ° presidente degli Stati Uniti d’America, contento che abbia perso Trump?

“Sì, ma non ero necessariamente contrario ad alcune decisioni prese da Trump. Però sono contento abbia perso. Non tanto per Biden ma perché gli Stati Uniti necessitano di un presidente rispettato e rispettabile, sia la persona che il ruolo stesso del presidente. Spero che Biden possa riportare credibilità al ruolo del presidente”.

Tacopina

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