Szczesny e Spalletti: ora la Roma ha chiuso la porta

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Szczesny e Spalletti: ora la Roma ha chiuso la porta
© AS Roma via Getty Images

Il portiere polacco è diventato una sicurezza. Il tecnico ha blindato la difesa: nelle ultime sei gare, solo due reti al passivo. Un abisso rispetto ai sedici gol incassati nelle prime quattordici partite di campionato

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Il portiere polacco è diventato una sicurezza. Il tecnico ha blindato la difesa: nelle ultime sei gare, solo due reti al passivo. Un abisso rispetto ai sedici gol incassati nelle prime quattordici partite di campionato

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ROMA – Seconda vittoria in trasferta, ancora per 1-0, e seconda partita consecutiva senza reti al passivo. Il nuovo anno ha portato alla Roma solidità difensiva, concretezza e consapevolezza. Le basi di questa evoluzione, da colabrodo a diga, sono da ricercare in due fattori determinanti: la crescita di Szczesny e la sapienza tattica di Spalletti. Il portiere polacco, voluto fortemente dal tecnico toscano nonostante l’acquisto di Alisson (titolare del Brasile), si è confermato una certezza, partita dopo partita e, al momento, è tra i migliori del campionato per rendimento (Wenger sta già pensando di riportarlo all’Arsenal).

PAROLA ALLA DIFESA – Nelle sue prestazioni, c’è anche il lavoro fatto dai compagni di squadra. In particolare quelli della difesa, compattatta da Spalletti che ha puntato sulle qualità tattiche di Fazio, e sulla prepotenza fisica di Manolas e Rüdiger. Cresciuto Emerson Palmieri (bravo, ancora, il tecnico a crederci), anche quando tocca ad un altro elemento –Juan Jesus a Genova e Udine- il meccanismo resta solido. Qualche sbavatura c’è ancora, tanto che lo stesso Spalletti ha tirato le orecchie ai suoi per il secondo tempo con l’Udinese (“devono maturare“), ma “Roma città aperta” sembra ormai solo un vecchio film.

CAMBIO MARCIA – Nelle ultime sei partite di campionato – rispettivamente contro Lazio, Milan, Juve, Chievo, Genoa e Udinese– sono stati solamente due i gol subìti (Higuain a Torino, e De Guzman all’Olimpico). Un abisso se paragonato all’andamento delle prime quattordici partite di campionato, dove i gol al passivo erano stati sedici. I due presi a Cagliari (con De Rossi e compagni in vantaggio 2-0), la rete da tre punti per la Fiorentina di Badelj al Franchi, i due in casa contro la Sampdoria, poi i tre subìti nel ko contro il Torino, proseguendo con le reti prese contro Inter, Napoli, Palermo, Sassuolo, Atalanta e Pescara. Dal derby in poi (4 dicembre), la Roma ha cambiato marcia. La sconfitta con la Juve ha pesato, in termini di distacco dalla squadra di Allegri, ma è servita a Spalletti e ai suoi per capire che non si poteva più sbagliare una mossa e, soprattutto, che la porta andava chiusa. A doppia mandata. Troppi spifferi portano via energie, e trofei.

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